Emozioni a cinque cerchi…

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  • Ultima modifica dell'articolo:25/04/2024
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La mattanza di Piazza delle Tre Culture gettò una coltre funerea sulle Olimpiadi messicane, da tutti ricordate per i record e le prese di posizione di alcuni atleti. La dirompente miccia del Sessantotto allarmò gli animi più conservatori, sfociando in atti deplorevoli e vigliacchi, come la bomba neofascista del 12 dicembre 1969, in Piazza Fontana a Milano, che causò 17 morti e decine di feriti. Iniziò quel pomeriggio prenatalizio la cosiddetta Strategia della Tensione, una serie di attentati per favorire una plausibile deriva autoritaria, che inconsciamente accompagnò gli sportivi alla XX edizione dei Giochi, nell’estate 1972 a Monaco di Baviera, cuore dell’opulenta Germania capitalista; una frattura est/ovest sempre più marcata, che trovò la sua incarnazione proprio nella nazione tedesca, da un quarto di secolo sezionata in due entità contrapposte.

Una kermesse olimpica bavarese nel segno del nuotatore americano Mark Spitz (foto), baffo fluente e 7 ori all’attivo, nei 100 e 200 stile libero, 100 e 200 farfalla, 4×100 sl, 4×200 sl e 4×100 mista; un maestoso fuoriclasse, parzialmente imitato dal tedesco orientale Roland Matthes, ancora campione nei 100 e 200 dorso, e dall’australiana Shane Gould, prima nei 200 e nei 400 stile libero, e nei 200 misti. Di rilievo anche le performance della padovana Novella Calligaris, argento nei 400 sl, e bronzo negli 880 stile e nei 400 misti; restando fra i colori azzurri, Antonella Ragno vinse l’oro nel fioretto, e Klaus Dibiasi si confermò imbattibile dalla piattaforma 10 m dei tuffi. Assunse oltremodo una valenza politica, la doppietta 100 e 200 piani centrata dal sovietico Valerj Borzov, che spadroneggiò in quella velocità, storicamente territorio di caccia degli Usa. Agonisticamente dispettosi gli atleti Urss, in vetta al medagliere con 50 ori (33 gli States), che sconfissero perfino i rivali per antonomasia nella finale del torneo di basket, ponendo fine all’indiscussa supremazia degli americani, iniziata nel ’36, quando la pallacanestro entrò nel programma olimpico; un match controverso, che assegnò il metallo più prezioso ai ragazzi di Breznev fra le polemiche, in merito all’arbitraggio e al cronometro ufficiale. Idolo di casa la sedicenne Ulrike Meyfarth, che nonostante la giovanissima età, sbaragliò il campo nel salto in alto, precedendo la nostra Sara Simeoni.

Titoloni dei giornali teutonici, per il tripudio di Ully, ma l’indomani all’alba, 5 settembre 1972, un commando di terroristi palestinesi di Settembre Nero, penetrò nel villaggio olimpico, dirigendosi in fretta verso la palazzina degli atleti israeliani. Due di essi furono subito freddati, e altri 9 rimasero nelle mani degli eversori, che pretendevano il rilascio di oltre duecento Fedayn detenuti a Tel Aviv. Trattative serrate fino a sera, quando ostaggi e sequestratori vennero condotti in aeroporto, per fuggire in Medio Oriente, ma un improvviso scontro a fuoco con la polizia provocò 17 vittime: 11 atleti d’Israele, 5 palestinesi e 1 poliziotto tedesco. Un giorno di lutto e sospensione delle gare, e poi il carrozzone a cinque cerchi continuò il proprio tragitto.

Tappa successiva Montral 1976, l’anno che da noi segnò il clamoroso avvicinamento del Pci alla Dc, nelle elezioni politiche di giugno; il partito di Enrico Berlinguer al 34.4%, quale autentica spina nel fianco, all’interno della Nato. I Giochi canadesi, in luglio, s’aprirono con il discusso boicottaggio di 27 Paesi africani, in merito alla questione Sudafrica, sottoposto all’ignobile regine di Apartheid. Un’edizione tutto sommato in tono minore, con gli Stati Uniti incredibilmente terzi nel computo medaglie, con 34 ori, dietro Urss (49) e Ddr (40), dove comunque brillò il cristallino talento del cubano Alberto “el caballo” Juantorena, che trionfò nei 400 e negli 800 piani, mentre il finnico Lasse Viren ripetè la doppietta 5000/10000 di Monaco, e l’americano Edwin Moses cominciò la sua tirannia nei 400 ostacoli. Il nostro tuffatore Dibiasi sul gradino più alto del podio, per la terza volta consecutiva, come del resto la tedesca dell’est Kornelia Ender strabiliò tutti in vasca, agguantando l’oro nei 100 e 200 stile libero, nei 100 farfalla e nella 4×100 mista, anche la superstar si rivelò una minuscola ginnasta rumena, di 14 anni: Nadia Comaneci. Sfoderando eleganza e leggiadria, si assicurò 3 ori (generale individuale, parallele asimmetriche e trave,) più un argento e un bronzo, ottenendo per ben sette volte il 10, come voto dei giudici, ossia la perfezione. Il visetto triste e spaesato di Nadia, quale cartolina da Montreal, per un testimone idealmente consegnato a Mosca, per il 1980, il burocratico nucleo del socialismo reale, in un mondo in cui si parlava di distensione e riduzione degli arsenali atomici. (6-continua).

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