Emozioni a cinque cerchi…

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  • Ultima modifica dell'articolo:09/07/2024
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Le Olimpiadi pechinesi certificarono appieno l’ingresso della Cina nel gotha dei grandi della Terra; di contro un’Europa sempre più marginale, nonchè divisa e frastagliata al proprio interno. Qui da noi, nel Belpaese, si congedò in maniera rocambolesca da Palazzo Chigi Silvio Berlusconi, travolto dallo spread e da scandali boccacceschi; al suo posto il professor bocconiano Mario Monti, a qualche mese dai Giochi di Londra 2012, la capitale di quella Gran Bretagna vogliosa di sfilarsi dall’Ue, attraverso l’imminente referndum denominato Brexit.

La XXX edizione della kermesse a cinque cerchi, e per la terza circostanza lungo il Tamigi, dopo l’epopea di Dorando Pietri nel 1908, e di Fanny Blankers-Koen nel ’48; alla presenza della regina Elisabetta II, il 27 luglio si tenne la cerimonia d’inaugurazione, incentrata sulla rievocazione della storia inglese. Dal punto di vista agonistico, una menzion d’onore per l’inossidabile Josefa Idem, che a 48 anni suonati disputò la decima finale olimpica nella canoa, fra il 1984 e appunto il 2012, senza tralasciare Jessica Rossi, oro nel tiro a volo fossa, con un fantascientifico 99 su 100 piattelli. Cannibalesco il nuotatore Micheal Phelps (foto), che con i titoli conquistati nelle vasche londinesi, stabilì il primato di 22 medaglie olimpiche, di cui 18 auree, quale viatico verso il ritiro agonistico. Dal canto suo, il sorridente giamaicano Usain Bolt replicò in fotocopia la tripletta pechinese, vincendo i 100 m, i 200 e la staffetta veloce, stavolta senza cancellazioni postume, come toccò invece alla marciatrice russa Ylena Lashamanova, senza rivali nella 20 km, ma poi pizzicata positiva all’antidoping, e quindi squalificata. Restando in Giamaica, la scheggia Shelly Ann Fraser dettò legge nei 100 donne, poi però beffata al fotofinish dll’americana Allyson Felix, sulla distanza doppia e nella 4×100. Straordinaria pure la trentenne marchigiana Elisa Di Francisca, doppio oro nel fioretto, a squadre e poi individuale, allorchè il podio si colorò tutto d’azzurro, con lei, Arianna Errigo d’argento, e Valentina Vezzali bronzo. Nel computo globale, Stati Uniti a quota 46 ori, e dietro loro la Cina a 38 e la Gran Bretagna a 29, mentre l’Italia confermò la 9° posizione cinese, ottenendo 8 ori, 9 argenti e 11 bronzi.

La globalizzazione e l’innovazione tecnologica, quali fondamenti di questi primi lustri del Duemila; in questo alveo, l’assegnazione dei Giochi 2016 a Rio de Janeiro, metropoli simbolo del caleidoscopico Brasile, tradizionalmente etichettato come terra della samba, del caffè e del futebol. Il debutto del continente sudamericano nel circuito olimpico, all’insegna però di scarsa competenza e un pò di approssimazione; il 5 agosto, nella maestosità dello stadio più famoso al mondo, il Maracanà, la sfilata degli atleti e l’accensione del braciere simbolo. Reintrodotto il golf nel programma, dopo oltre un secolo, e preventivamente squalificata la compagine russa di atletica leggera, per via di un dossier commissionato dall’antidoping, i Giochi di Rio segnarono il ritorno in pompa magna di Phelps, lo Squalo di Baltimora, che in Brasile s’appuntò 5 ori e un argento, diventando così il più medagliato d’ogni tempo. Come quattro anni prima, Bolt mise di nuovo in scena il trittico dorato, quale preludio all’addio alle gare, come del resto l’imperatore delle piscine; sugli scudi anche la Felix, oro in emtrambe le staffette, più l’argento sui 400, per un totale di 6 allori olimpici in carriera, il top al femminile sulle piste. La diciannovenne ginnasta statunitense Simon Biles, un metro e mezzo scarso di muscoli e leggiadria, centrò 4 medaglie dal pregiatissimo metallo, sinonimo di un futuro radioso; Usa in cima al medagliere con 46 ori, e a ruota la sorpesa Gran Bretagna a 27, per merito anche dei fratelli Brownlee nel triathlon, del tennista Andy Murray, già oro in patria, e del mezzodondista d’origini somale Mo Farah, che come a Londra azzeccò l’ambata secca 5000 e 10000 m, e quindi la Cina a 26. Italia abbonata alla 9° piazza (8 o, 12 a, 8 b), con il bottino corroborato soprattutto dal settore del tiro, con 4 titoli; Niccolò Campriani nella carabina 10 m e 50 m, Gabriele Rossetti e Diana Bacosi nello skeet, a cui va aggiunto lo squillo di Gregorio Paltrinieri, sire dei 1500 sl, nel nuoto, e di Daniele Garozzo nel fioretto. Standing ovation per gli ospiatnti, trionfatori nel torneo di calcio, e non poteva essere altrimenti. Brazil campeon, un mondo sempre più digitale e uno sport foraggiato dai diritti tv, con all’orizzonte Tokyo 2020, anche se… (11 continua).

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