Emozioni a cinque cerchi…

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  • Ultima modifica dell'articolo:04/08/2024
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Un’Europa contrassegnata da instabilità politica e occupazionale, metaforicamente ma neppure troppo stretta nella morsa degli Usa di Donald Trump, e della Russia di Vladimir Putin, senza contare i necessari rapporti commerciali con i giganti asiatici, fra cui il Giappone, sede delle Olimpiadi 2020. Un quadro non idilliaco per il Vecchio Continente, quando tra il febbraio e il marzo del ’20, come un fulmine a ciel sereno, si diffuse a rotta di collo un virus deflagrato nella metropoli cinese di Wuhan: il Sars Covid-19. Inizialmente sottostimato, cominciò a mietere vittime specie fra i soggetti più fragili, portando gli ospedali e le terapie intensìve al collasso; da qui provvedimenti drastici come il lockdown, con la chiusura di attività e servizi non ritenuti primari, e l’obbligo di stare in casa, salvo comprovati motivi riportati su autocertificazioni, utilizzando mascherine per le vie aeree e il distanziamento sociale.

Naturalmente, anche lo sport subì delle brusche interruzioni, inclusi i Giochi di Tokyo, posticipati al dispari 2021 e senza esser cancellati, mantenendo però la dicitura 2020. Dal 23 luglio al 9 agosto si disputarono le gare, la stragrande maggioranza a porte chiuse (o quasi), e con tutte le procedure per evitare il diffondersi del virus; un’unità d’intenti nell’affrontare una pandemia ancora in corso, ampliando addirittura il programma olimpico con altri eventi, come skateboard, arrampicata e basket 3 vs 3, con i russi ammessi senza inno e sotto la bandiera del Cio. Il tetro Coronavirus ad aleggiare maligno, ma il calendario delle gare non subì intoppi; emozioni indescrivibili quelle vissute domenica 1° agosto, quando il nostro Gianmarco Tamberi cominciò a duellare a quote vertiginose con Mutaz Essa Barshim, l’amico e avversario qatariota. L’asticella dell’alto sempre più su, quale sintesi di una contesa archiviata in perfetta parità: 2.37 m scavalcati da entrambi, per un ex aequo che donò un lucentissimo oro a testa. Una gioia contagiosa quella di Gimbo, e qualche istante dopo lo sprint vincente di Marcell Jacobs sui 100 m, poi avvinghiati in un abbraccio divenuto un indelebile simbolo (nelle foto); una folle e meravigliosa domenica, in grado di assegnare due magnifici allori azzurri, nel volgere di 13 minuti. Il prorompente ritorno della nostra atletica, mentre a livello femminile, la Giamaica piazzò una grandiosa tripletta sui 100 (Thompson – Fraser – Jackson), e la russa Marija Lasickene valicò i 2.04 m, misura sufficiente per il trionfo. Inaspettata l’irruzione italiana nel sacrario della velocità, con un’incredibile replica venerdì 6; il quartetto “multietnico” azzurro nella finale della 4×100 maschile. Primo frazionista il sardo Lorenzo Patta, quindi Jacobs per metà americano, poi Faustino Desalu d’origini nigeriane, e infine il lombardo/isolano Filippo Tortu; quattro schegge impazzite, cambi perfetti e Tortu nelle condizioni di recuperare un irrisorio svantaggio, e sgommare sul traguardo in 37 sec e 50 cent, precedendo di un’unghia la Gran Bretagna e di due decimi il Canada. Una settimana estatica, sublimata dai 5 ori gioiosamente piovuti dalla spedizione dell’atletica, come numero inferiore solo agli Usa, in quanto i marciatori pugliesi Massimo Stano e Antonella Palmisano non lasciarono scampo ad avversari/e, nelle rispettive 20 km. Una goduriosa carrellata di campioni, a cui aggiungere senza dubbio lo svedese Armand Duplantis dominatore dell’asta, con 6.02 m. Momenti di gloria anche dalla pista del ciclismo, dove il quartetto italiano capitanato da Filippo Ganna triturò i favoriti danesi, fra l’altro detentori del titolo, acciuffando l’oro e annesso record mondiale; altresì, la prova su strada, di 234 km, se l’aggiudicò l’ecuadoregno Richard Carapaz, davanti al belga Van Aert e lo sloveno Pogacar. Non troppo fortunato il nuotatore delle lunghe distanze Greg Paltrinieri, gravato da una recente mononucleosi; campione uscente dei 1500 sl, si dovette accontentare dell’argento negli 800, dietro l’americano Robert Finke, e del bronzo nella 10 km in acque libere, dopo il tedesco Wellbrock e il magiaro Rasovszky, gestendo con raziocinio la scarsa forma fisica. Stati Uniti inarrivabili nella 4×100 stile, comunque insidiati dai frazionisti azzurri, argentei davanti all’Australia, che si prese la rivincita in campo femminile, mettendo in riga canadesi e americane. Standing ovation per Federica Cesarini e Valentina Rodini, determinatissima coppia del canottaggio pesi leggeri, mentre la bresciana Vanessa Ferrari sfiorò il miracolo nel corpo libero della ginnastica, superata solo dall’americana Jade Carey. Una sensazionale galleria di atleti e prestazioni, con all’attico del medagliere gli Usa, a 39 ori, quindi Cina 38 e Giappone 27; onorevolissimo 10° piazzamento in graduatoria per l’Italia, con il raggiungimento dell’obiettivo dei 40 podi, per l’esattezza 10 ori, 10 argenti e 20 bronzi.

Impeccabile ed efficiente si rivelò l’organizzazione nipponica, messa in atto per un pubblico televisivo enorme, valutato in circa tre miliardi di spettatori digitali, vogliosi di uscire da quel tunnel di paure e privazioni, anche per merito dello sport. Cartoline dal Paese del Sol Levante, in attesa della terza volta parigina, nell’estate 2024, in un contesto per nulla olimpico, rappresentato dal conflitto russo/ucraino, da quello in Medio Oriente e dal possibile ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, qualche mese dopo le competizioni a cinque cerchi, all’ombra dell’Arc de Triomphe e della Tour Eiffel. (12 continua).

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