Il ritorno di Antonio Conte a Torino non era una semplice tappa del calendario: era una puntata da inserire nella storia personale e collettiva. All’Stadio Olimpico Grande Torino l’aria è pesante di attesa e le tribune ribollono di bandiere, cori e la tensione che si accumula prima del fischio d’inizio. Per il Napoli, primo in classifica con 15 punti insieme alla Roma, era l’occasione per consolidare un’avventura da vertice; per il Torino, invece, la necessità di dare una scossa a un avvio difficile e ritrovare un’identità.
Il Napoli prova a tenere il pallino del gioco, ma il Torino gli accorcia spazi e intenzioni. Dopo circa trenta minuti arriva quel momento che cambia la partita: Giovanni Simeone riceve palla, punta, sterza e con decisione segna. Non esulta: lo sguardo fisso davanti, la consapevolezza di aver lasciato qualcosa dietro e averne raccolto altro davanti. Lo stadio esplode, il Toro prende coraggio.
A quel punto la partita si trasforma in controllo da parte del Torino e ricerca affannosa del pareggio da parte del Napoli. Ma è proprio nella fase finale che accade il momento più discusso: al 94’ circa, il Napoli sembra trovare il gol del 1-1, ma l’arbitro viene richiamato al VAR e l’azione viene annullata per fuorigioco millimetrico rilevato su Lang del Napoli che era sul filo del difensore granata. La decisione genera proteste acceso dalla panchina del Napoli e un boato d’approvazione dalle tribune del Toro.
Quando il triplice fischio sancisce il 1-0, la curva granata esplode in un urlo liberatorio. Baroni e i suoi giocatori si abbracciano: non è solo una vittoria, è un messaggio. Non di retorica, ma di sostanza. Il Napoli lascia Torino con la classifica ancora salda, ma con il rammarico di una serata in cui il numero di occasioni non ha trovato riscontro nel risultato. Il Torino guadagna tre punti pesanti, forse una svolta, nella corsa alla salvezza.
