WOOD ARC – UN’ESPERIENZA TRA ARCHITETTURA E PROSPETTIVA

INCONTRO CON L’ARTISTA RAFFAELE SALVOLDI

Wood Arc è la combinazione di due concetti: il legno e l’architettura che per Raffaele Salvoldi sono due “amori” fin da bambino, la ricerca di un’arte innovativa. È infatti nell’ispirazione che troviamo le soluzioni ad un problema. È quanto l’arte può creare nel nostro Io interiore, darci emozioni e farci nascere idee.

“Il progetto è nato nel periodo del Covid, un momento di completa chiusura e senza lavoro, che mi ha permesso di trovare nuove idee. Mia sorella, che si occupa di storytelling, mi racconta una storia e nel mentre iniziamo a creare una struttura con i legni di Kapla. Lei decide di aprire un account Instagram postando alcune foto di quanto realizzato insieme e da lì incomincia il seguito. Taggando l’azienda Kapla vengo contattato da loro, i quali mi chiedono se possono utilizzare alcune mie foto per farsi promuovere, naturalmente accetto e per ringraziarmi di questa preziosa condivisione, mi mandano altri pezzi di legno. Con quei pezzi inizio a realizzare opere più grandi, mi ritrovo a studiare la gravità, la complessità della struttura, i limiti dell’opera, indagando su forme architettoniche e sul concetto di equilibrio. Iniziano i miei studi ed i miei lavori. Oggi utilizzo circa cento mila pezzi. Inizia a nascere in me il desiderio di condividere quanto creo, mettendomi sempre alla prova nel realizzare qualcosa di più grande. Incontro il Comitato D’Amore di Casa Bossi e chiedo a loro se posso utilizzare i loro spazi, e così mi trasferisco da loro. Nel maggio 2022 esco dal salotto di casa per ritrovarmi nelle meravigliose sale di Casa Bossi. E così nasce e prende forma il progetto di Wood Arc come lo conosciamo oggi.”

Wood Arc non è una mostra, è come una finestra su un processo creativo in corso, un’esperienza. Ogni creazione viene infatti poi smontata e abbattuta. Ogni opera è unica, non studio un progetto ma lo creo sul momento. Ci sono tanti aspetti molto interessanti di cui vorrei parlare: il concetto di valorizzazione di un luogo storico, la dimensione di sostenibilità, l’interazione ed interattività con il pubblico. Ma vediamoli nel dettaglio”.

Sostenibilità: le tavolette Kapla sono realizzate con alberi e legname francese, l’azienda li produce secondo criteri ambientali rigidi e controllati. Quando abbattono un albero per fare delle tavolette, ne piantano due.

Utilizzo sempre gli stessi pezzi, non incollandoli, posso così riutilizzarli ogni volta.

Scelgo di non avere uno studio fisso dove lavorare. In Italia siamo pieni di strutture molto grandi completamente vuote, luoghi meravigliosi abbandonati spesso gestiti da volontari. Il mio lo definirei un Atelier itinerante significa che contatto un’organizzazione o un’organizzazione mi contatta ed io mi trasferisco all’interno con i mattoncini. Uso uno spazio creativo, e la mia presenza come le mie opere diventano uno strumento per valorizzare il luogo stesso. Si crea un’attrazione aggiunta, dando entusiasmo da parte dei “padroni di casa” e dando possibilità di far rifiorire il luogo.

A livello di risorse economiche c’è un’ottimizzazione notevole, perché la nuova realtà che va ad ospitarmi non ha costi particolari se non le spese vive.

Interattività: mi sono chiesto ad un certo punto che tipo di artista voglio essere. Non voglio essere un’artista che espone o vende opere e tutto finisca così, vorrei dare di più. Quindi nasce il laboratorio antonelliano, dato che il mio stile riprende molto lo stile dell’Antonelli. È un progetto partito insieme al Comitato D’Amore per Casa Bossi e, insieme alla Provincia, abbiamo creato dei laboratori per le scuole: laboratori in cui le stesse possono organizzare una visita guidata al palazzo storico e all’interno scoprono le opere realizzate. Insieme alle classi creiamo strutture che poi anche andiamo a distruggere. Questo è molto importante: oltre a coinvolgere i ragazzi per tre ore di fila, permette loro di sperimentare la difficoltà e la lentezza del creare un qualcosa e poi la demolizione con il fine di poter creare qualcosa di nuovo. È un po’ la metafora della nostra vita.

Quando distruggo una mia opera non soffro, perché sono pronto a crearne un’altra, a fare di meglio e a mettermi in gioco un’altra volta.

Vorrei esportare in tutto il mondo Wood Arc, mi piacerebbe girare tutti i palazzi ed i castelli del mondo.

Le mostre non sono mere esposizioni ma sono dei processi di ricerca in corso, “arte dinamica”, in evoluzione. L’allestimento, all’inaugurazione, non è al 100%, ma solo al 60%. Questo per permettere di vedere l’evoluzione; il pubblico può anche seguire le dirette su Facebook o Instagram per vedere come avanzano i lavori, cosa succede. Questo rende la mostra sempre dinamica, c’è sempre qualcosa di nuovo, di curioso da vedere. Ogni soggiorno si conclude con un evento. Il mio finissage è la demolizione delle opere e riscuote estremo successo. Il pubblico si divide tra i conservatori delle opere e chi sente l’irrazionale bisogno di distruggerle. Mi sono accorto che avere un evento dove è moralmente concesso abbattere qualcosa di bello, intriga molto il pubblico: provate per credere!

Vi aspetto sabato 29 Ottobre presso Villa Caccia/MEV in Viale Antonelli 1 a Romagnano Sesia (NO) alle  ore 18 per l’inaugurazione e resterò lì fino al 2 novembre.

Il 20 novembre alle ore 17.00 ci sarà poi il finissage di un’opera in particolare.

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