Culle vuote. I novaresi si estingueranno?

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  • Ultima modifica dell'articolo:27/10/2024
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Sono più di vent’anni che nella città di Novara il numero dei morti supera ogni anno quello dei nati; nel corso del 2023 è stato raggiunto il record negativo con soli 708 nati. Il trend è perfettamente allineato con quello nazionale e degli altri capoluoghi piemontesi.

Si tratta di un dato preoccupante che produce effetti potenzialmente devastanti a livello sociale, economico e non solo.  Recentemente, con colpevole ritardo, nel dibattito politico nazionale e locale il tema è diventato centrale ma le analisi e le soluzioni proposte sembrano ancora troppo blande ed assolutamente inadeguate.

Se consideriamo gli ultimi cinque anni il saldo naturale negativo è stato di oltre 2600 persone; insomma è come se in solo cinque anni un quartiere come Veveri oppure Vignale o il Torrion Quartara fosse scomparso lasciando un paesaggio desolato e lunare di abitati abbandonati; certo nel 2020 a causa del Covid il numero dei decessi era aumentato, ma resta comunque un dato impressionante.

Inoltre la composizione per fasce di età della popolazione residente fa facilmente prevedere che nei prossimi anni il saldo naturale negativo, senza inversioni di tendenza delle nascite, continuerà ad ampliarsi con una crescita impetuosa ed inarrestabile. L’effetto spopolamento diventerebbe drammatico.

Emblematico è il caso di Vignale che nel 2023, con i suoi 2226 abitanti, ha visto nascere solo 6 bambini a fronte di 25 cittadini scomparsi.

Eppure a Novara, come negli altri capoluoghi piemontesi (tranne Torino e Biella), la popolazione residente è leggermente aumentata da inizio millennio.

Ovviamente il “buco demografico” è stato colmato solo con il flusso migratorio che ha consentito a quasi tutti i principali centri piemontesi di mantenere la popolazione pressoché stabile.

Novara si conferma la seconda città del Piemonte ma la capacità attrattiva dei capoluoghi è molto variata nel tempo; nel censimento del 1861 a Novara vivevano 25.000 anime,  meno della metà di quelle di Alessandria, inferiori anche a quelle di Asti e sostanzialmente analoga e a Vercelli e Cuneo.

Dopo la seconda guerra mondiale Alessandria era sempre il secondo capoluogo piemontese con 82.000 abitanti contro i 69.000 di Novara, divenuto il terzo centro per numero di abitanti.

Il primato di Novara, dietro Torino, è dunque relativamente recente, ma è dovuto perlopiù a flussi migratori inizialmente nazionali e negli ultimi venti anni soprattutto da flussi di cittadini comunitari o extracomunitari.

Questo spiega anche perché il centro storico di Novara sia relativamente piccolo rispetto alle dimensioni complessive dell’abitato.

Oggi il 16% degli abitanti di Novara è costituito da stranieri, ma molti hanno nel frattempo ottenuto la cittadinanza, per cui la percentuale di cittadini novaresi di origine straniera è decisamente più alta.

Gli stranieri sono distribuiti in un po’ in tutti i quartieri, ma con alcune differenze importanti; Sant’Agabio detiene il primato con il 32% di stranieri, seguito da Sant’Andrea con il 26%, mentre al Torrion Quartara la percentuale di stranieri non raggiunge il 4%.

Novara presenta una peculiarità rispetto ad altri centri del Piemonte; infatti la comunità prevalente in Piemonte è in genere quella rumena mentre a Novara la comunità straniera più importante è marocchina (12%), seguita da quella pakistana (11%) ed albanese (9%).  La comunità rumena è solo quinta con circa il 7%.

Novara dunque nei prossimi decenni non è destinata a scomparire o diventare un città fantasma, ma solo a patto di un continuo afflusso di cittadini da altri comuni italiani o di stranieri, salvo si inverta la tendenza sempre più accentuata alla denatalità, che al momento non sembra pronosticabile.

Novara dunque una città sempre diversa da se stessa, dal proprio oggi e dl proprio ieri, alla ricerca di una identità da definirsi e ricostituirsi ogni volta, su basi sempre nuove e dinamiche.  Una difficile sfida per tutti, per i cittadini attuali e di quelli di domani.

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