Come tutti sapranno, il riso è un’eccellenza del nostro territorio, che le pagine per le quali mi onoro di scrivere curano splendidamente. Il mito delle mondine, che sino al decennio Sessanta dimoravano per una quarantina di giorni (fra maggio e giugno) in cascinali adibiti a dormitori, e la mattina di buon’ora si recavano in rettangoli fangosi definiti … risaie, con la schiena curva e il viso a pelo d’acqua, per la semina e per togliere impurità dal nascente raccolto.
Pure la finzione cinematografica s’occupò dell’argomento, sublimato in una delle vette dell’estetica neorealista, ovvero RISO AMARO (1949), diretto da Pino De Santis, il quale trovandosi casualmente alla stazione di Torino, s’imbattè in un’orgogliosa schiera di mondariso, dirette verso i campi del trittico Novara/Vercelli/Pavia. Una storia burrascosa e da fotoromanzo, quella messa in scena da De Santis, in collaborazione con Carlo Lizzani e lo scrittore Corrado Alvaro, che sboccia da una collana sottratta dalla domestica Francesca (Doris Dowling) a una facoltosa signora, su istigazione del fidanzato Walter (Vittorio Gassman). Braccata dai poliziotti, la ladruncola si mischia alle mondine in partenza per il vercellese, salendo a bordo di un treno dove conosce la veterana Silvana (Silvana Mangano, moglie del produttore Dino De Laurentiis), la quale riesce a trovarle un ingaggio come clandestina. Un mondo di fatica e soprusi quello in risaia, fra caporali insensibili, zuffe fra regolari e infiltrate, e condizioni lavorative al limite della sopportazione, mentre alla sera sull’aia si balla il boogie-woogie d’importazione americana, si legge Grand Hotel, o si … sottrae il girocollo all’inesperta collega, additata dai giornali come responsabile del furto. Giunto a conoscenza di ciò, Walter si precipita in loco per riprendersi il prezioso; l’unico sistema è quello di circuire l’avvenente Silvana, la quale in men che non si dica si getta fra le braccia del furfante. Occultato in un fienile, il mascalzone si rende conto che il gioiello non ha alcun valore; spalleggiato dalla soggiogata Silvana, si vendica rubando riso dai depositi, il premio extra riservato alle lavoratrici, oltre che allagare proditoriamente i campi. Un progetto eversivo mandato in fumo da Marco (Raf Vallone), quale prologo al finale drammatico. Una feroce colluttazione fra i due uomini armati, e la pistola del ferito Walter che finisce fra le mani della redenta Silvana, appena acclamata Miss Mondina 1948, la quale lo centra con un colpo alla schiena. Divorata dal rimorso, la fascinosa mora si lancia dalla torre di legno, allestita per il ballo di fine monda; l’indomani le attonite colleghe spargono riso sul quel corpo esanime, coperto da un lenzuolo, mentre Marco e Francesca si avviano verso l’avvenire, come Chaplin e Paulette Goddard in Tempi moderni (1936).
Una storia di fatiche, passioni, ripicche, speranze e drammi, forse troppo romanzata, ma che comunque narrò in maniera credibile la pressante quotidianità nei campi. Per i “curiosi”, le sequenze in esterno vennero realizzate a Salasco (Vc), presso la tenuta Selva, e nella limitrofa Lignana, dove sussistono ancora targhe ricordo delle riprese. Iconica Silvana Mangano con le gambe nell’acqua della risaia, alla stregua di Marilyn sopra la sbuffante grata del metrò, in Quando la moglie è in vacanza (1955), quale emblema di un’attività agricola che da secoli caratterizza le nostre zone.
Buona visione a tutti…. Germano Galli