La redazione di questo giornale on-line mi ha incaricato di ricordare un personaggio emblematico di Trecate, cittadina in cui vivo dalla nascita. Una scelta tutt’altro che agevole, in relazione al ventaglio di papabili, che è ricaduta su una persona di tre anni più grande di me, e che per ragioni anagrafiche ho avuto l’opportunità di conoscere a dovere. Già il titolo svela parecchio, se non tutto, poi se aggiungiamo il cognome CHESSA, ecco comparirci d’innanzi agli occhi un ragazzo dotato d’una simpatia unica, dalla battuta tagliente e dissacrante, proposta regolarmente in duplice versione: dialetto trecatese, e traduzione simultanea in italiano.
Stentoreo e cadenzato il suo timbro vocale, udibile a parecchi metri di distanza, attraverso il quale argomentava di calcio, a cominciare dalla sua adorata Juve, di pallavolo femminile, sulla scorta dei suoi trascorsi da capo ultrà Asystel al vetusto Pala Dal Lago, inclusa la cotta platonica per Maurizia Cacciatori, e di altri temi sociali. Dipendente di una nota azienda chimica novarese, trascorreva gran parte del tempo libero al bar Jolly, di via San Cassiano, il suo centro di gravità permanente, parafrasando Franco Battiato. Un’attrazione totale e assoluta per lo sport, nel senso più vasto del termine, tanto che me lo ricordo in prima linea a incitare l’hockey Novara, nelle stagioni auree della serie A1, ossia negli anni 80/90, oppure nella circostanza in cui la carovana rosa del Giro d’Italia transitò da Trecate. Era la primavera del 2016, quando, verso mezzogiorno, i ciclisti “tagliarono” in due la nostra città, procedendo in direzione Novara; tantissima gente ai bordi della strade comunali, fra cui ovviamente lui, che al passaggio di un atleta di colore, gli urlò: “Dai Balotelliiiii!!“, scatenando una fragorosissima risata dei presenti. Davvero un cabarettista mancato, provvisto di tempi comici inarrivabili, che anzichè incontrare gli autori di Zelig o Colorado Cafè, ebbe troppa familiarità con … l’alcol, forse per dissipare le frustrazioni della vita. Giuseppe se ne andò una sera d’autunno del 2017, stroncato da un infarto fulminante dopo cena, ma di lui resteranno in eterno le spettacolari freddure, i surreali soprannomi rifilati a certi soggetti, alcune leggende metropolitane sul suo conto e soprattutto quel vocione che captavi a distanze siderali, con il classico incipit adoperato per salutarti, appena t’incontrava: “Uellaaaaa!!”.
GIUSEPPE CHESSA (1967-2017)