Abbiamo una sorta di malessere, un malessere imprecisato che riguarda la nostra società nel suo complesso, cioè l’educazione, l’economia e la politica. Non riusciamo a capire bene gli eventi, lo scorrere della vita reale con i problemi che insorgono e le soluzioni che non si trovano. Credo che questa nostra percezione arrivi dal fatto che non vogliamo ammettere a noi stessi che la nostra civiltà, quella dell’uomo bianco tanto per intenderci, è vissuta e prosperata attraverso l’impero britannico ed ora quello USA, vessando distruggendo e depredando altre civiltà, culture e stati, la nostra espansione territoriale ed economica è stata negli anni perseguita a detrimento di altri.
Il punto è che noi non vogliamo analizzare la questione, e quindi appoggiamo, anche inconsciamente , il divenire delle cose, che in termini pratici si traduce in una espansione della economia tramite guerra e imposizione del nostro modello a discapito di territori e culture altrui.
È vero che grandi passi avanti, di sviluppo tecnologico ed economico, sono stati perseguiti tramite le guerre, è dato di fatto che a tutt’oggi pensiamo di tenere sotto controllo i nostri debiti e la nostra espansione solamente imponendo con le armi la nostra volontà. Politica nata e mantenuta viva dal 1700; ma non è vero che questa è la nostra unica possibilità di sviluppo futuro, Anzi.
I nostri leader devono analizzare che in prolungati periodi di pace, l’incertezza dovuta a crisi geopolitiche, rilancia investimenti a livello internazionale e mondiale.
Le società manifatturiere (quindi l’ossatura industriale europea) può pianificare a lungo termine, arrivando a una maggiore produttività e occupazione. Questo, a sua volta, rilancia i consumi interni creando un circolo virtuoso sull’innovazione e lo sviluppo delle tecnologie, situazione vissuta negli anni 80/90. Risorse che altrimenti sarebbero state destinate alla guerra, possono essere concentrate su ricerca e sviluppo tecnologico, i paesi che investono in settori ad alta tecnologia come l’informatica, l’intelligenza artificiale, le energie rinnovabili e la biotecnologia potranno lottare per primeggiare nel mondo; per questo occorre stabilità geopolitica e facilità nei commerci internazionali.
Gli accordi commerciali bilaterali e multilaterali, soprattutto con i paesi emergenti (quello che noi consideriamo a torto il III mondo) se implementati, portano ad un aumento del flusso di beni e servizi; Questo offre opportunità di sviluppo e crescita sia nei paesi emergenti che nelle “old economy”. Inoltre l’inquinamento ambientale derivante da conflitti e da situazioni deregolamentate compromette non solo la prosperità economica, ma si ripercuote in termini materiali sulla quotidianità del cittadino.
In sintesi, la pace è un catalizzatore fondamentale per la crescita economica globale, offrendo opportunità senza precedenti per lo sviluppo e l’innovazione. Solo con un approccio integrato e collaborativo è possibile massimizzare i vantaggi di un mondo in pace per tutti i suoi abitanti, questo significa collaborare con l’85% dei paesi nel mondo, che, sicuramente non accettano più qualsiasi genere di sudditanza a pochi stati rappresentanti una minoranza, molto ricca ma pur sempre molto esigua. Bisogna prendere coscienza che le guerre, sin dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi sono gestite e sviluppate col consenso dell’élite occidentale.