
Le luci delle città che brillano nella notte possono essere uno spettacolo mozzafiato, ma è uno spettacolo che si paga a caro prezzo. Negli ultimi decenni, e in particolare dagli anni ’90, l’inquinamento luminoso è cresciuto fino a diventare una questione sempre più significativa, “rubandoci” la possibilità di ammirare il cielo notturno e diventando al tempo stesso fonte di innumerevoli problemi: energetici, scientifici, ambientali, e anche umani (Inquinamento luminoso: alcuni esempi per capirne di più)
L’inquinamento luminoso, fenomeno in costante aumento nelle aree urbane e periurbane, altera i ritmi naturali degli ecosistemi, influenzando negativamente il comportamento, la riproduzione e la sopravvivenza di numerose specie animali

L’inquinamento luminoso rappresenta una minaccia crescente per la biodiversità globale. È fondamentale adottare misure di gestione dell’illuminazione, come l’uso di luci schermate e la riduzione dell’intensità luminosa nelle ore notturne, per preservare gli equilibri naturali e garantire la sopravvivenza delle specie selvatiche.
L’inquinamento luminoso infatti è la presenza di luce artificiale dove è indesiderata, impropria, o eccessiva. L’esempio più semplice è quello dell’illuminazione cittadina quando non è rivolta correttamente verso la sede stradale, ma si disperde indiscriminatamente in tutte le direzioni, anche dove non serve. Questo non solo costituisce uno spreco di energia, ma ha delle conseguenze negative in moltissimi ambiti.
QUALI PROBLEMI CAUSA E PERCHE’ E’ PERICOLOSO PER NOI, L’AMBIENTE E GLI ANIMALI?
Per quanto l’inquinamento luminoso possa causare danni all’uomo, ad affrontare i problemi maggiori sono gli animali. Questi regolano, infatti, del tutto i propri ritmi vitali su ore di luce e ore di buio. Gli uccelli migratori basano le tempistiche dei propri spostamenti sulla durata del dì. Molti finiscono quindi oggi, anche a causa dell’influenza aggiuntiva del riscaldamento globale, per muoversi in anticipo o in ritardo.
L’eccesso di luce modifica il comportamento notturno degli animali. Ad esempio, molte specie esclusivamente diurne hanno cominciato a uscire dalle tane anche durante la notte, alla ricerca del cibo, esponendosi maggiormente al rischio di imbattersi in predatori.
L’inquinamento luminoso crea seri problemi anche ad ambiente e natura in generale. La moria di insetti che l’illuminazione artificiale è in grado di determinare influisce sull’intero equilibrio alimentare degli ambienti. Muovendosi in anticipo o in ritardo gli uccelli finiscono, spesso, per non trovare, poi, nutrimento. Ogni tassello mancante scatena un circolo vizioso. Per un’illuminazione tanto diffusa è, per altro, necessaria un’enorme quantità di energia elettrica.
Negli ultimi 40 anni, la fauna selvatica del Pianeta si è ridotta del 60% e un milione di specie rischiano l’estinzione. Organizzazioni come il WWF e Legambiente avvertono che senza politiche mirate e interventi concreti, la perdita di biodiversità sarà irreversibile. Ridurre l’inquinamento luminoso è un passo fondamentale, ma solo un impegno condiviso tra cittadini, istituzioni e imprese potrà garantire un futuro più sostenibile per gli ecosistemi.
ITALIA AL TOP NEL G20 (triste primato!)
E’ l’Italia il Paese del G20 con il piu’ alto livello di inquinamento luminoso: il problema e’ tanto diffuso da impedire al 77% degli italiani di ammirare lo straordinario spettacolo notturno della Via Lattea.
Addirittura un quarto della popolazione vive sotto cieli ‘abbaglianti’, talmente inondati da luce artificiale da non permettere agli occhi di attivare la modalità di visione notturna. E’ quanto emerge dall’ultimo Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso, pubblicato su Science Advances da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Italia con l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’inquinamento luminoso (Istil), un’organizzazione no-profit fatta da volontari.
Se potessimo guardare il nostro pianeta da lontano, come fa “l’occhio” dei satelliti in orbita, lo troveremmo estremamente illuminato anche in piena notte: le luci delle abitazioni, dei grossi impianti o delle strade disegnano una società che sembra sempre “sveglia”. Se da un lato ciò può apparire affascinante, dall’altro nasconde insidie non da poco: l’inquinamento luminoso, infatti, può avere qualche effetto sulla nostra salute.
Oggi più dell’80 per cento della popolazione mondiale e più del 99 per cento degli americani e degli europei vivono in un contesto inquinato da un eccesso di fonti luminose. Più di un terzo dell’umanità ha preclusa la possibilità di osservare la Via Lattea a occhio nudo, compreso il 60 per cento degli europei e quasi l’80 per cento dei nordamericani. Sono, questi, solo alcuni dei dati diffusi dall’ultimo Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso (“The New Atlas of Artificial Night Sky Brightness”), una vera e propria mappa generata al computer che ritrae come e dove la Terra è illuminata di notte.
COSA DICE LA LEGGE?
Tutte le regioni italiane ad eccezione di Calabria e Sicilia si sono dotate di leggi regionali contro l’inquinamento luminoso. Le norme stabiliscono i livelli di luminanza da non superare, la distanza minima tra i pali della luce e il tipo di lampade da installare.
Ma le differenze tra regioni sono enormi e il rispetto delle leggi è ancora parziale
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COME RIDURRE L’INQUINAMENTO LUMINOSO
Ci sono diverse strategie che si possono mettere in atto per ridurre l’impatto dell’inquinamento luminoso. L’introduzione della lampade a LED, per quanto riguarda il consumo energetico, ha avuto come conseguenza la proliferazione delle luci sia come numero che come intensità. Inoltre, le lampade a LED spesso emettono una luce “fredda” che, a causa della prevalenza delle frequenze più alte (luce blu), è anche quella che può creare più problemi per animali ed esseri umani. Una robusta legislazione locale e nazionale potrebbe mettere un freno a questo eccesso.

Altri accorgimenti sono ad esempio il corretto orientamento dell’illuminazione stradale (rivolta quindi esclusivamente verso il basso), il corretto taglio dei fasci luminosi per l’illuminazione delle facciate di palazzi e monumenti (in modo che la luce venga bloccata completamente dalla sagoma dell’edificio e non si perda verso il cielo), e infine la corretta temporizzazione dell’illuminazione (in modo che si attivi solo quando è strettamente necessaria).
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Alcuni approfondimenti
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