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  • Ultima modifica dell'articolo:21/01/2025
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Come qualcuno ricorderà, nell’ultimo articolo su queste pagine dedicato alla Trecate di qualche decennio fa, si citavano gli ambulatori medici come luoghi, seppur casuali, di ritrovo. Meravigliose le sale d’aspetto dei dottori di famiglia, nel secolo scorso, dove per puro volere del fato s’incontravano i soggetti più disparati (e non disperati); la mia esperienza personale concerne lo studio del dott. Antonio Manfredda, inizialmente (anni 70/80) ubicato a ridosso della chiesa parrocchiale, e quindi in via Verdi, dove si andava senza appuntamento, quando sussisteva qualche problemino di salute, o per delle prescrizioni, in gergo ricette, da presentare al farmacista. In genere, gli anziani anticipavano la “concorrenza”, arrivando magari un paio d’ore prima dell’orario di visita stabilito, e naturalmente esposto al pubblico: scelte legittime, anche se non molto condivisibili. All’interno della saletta, escludendo quelli assorti nella lettura in autonomia, si creava un talk-show ante litteram; c’era sempre chi teneva le redini del discorso, in un miscuglio fra racconti personali e gossip, chi rispondeva a monosillabi o per pura cortesia, coloro che intervenivano in maniera ponderata e garbata, e in qualche circostanza il tono della conversazione si alzava, magari per temi politici o calcistici: d’altronde, non si era mica a Messa. In quel clima non ci si accorgeva del trascorrere del tempo, come risucchiati in una bolla di parole al vento, ma in fondo ci piaceva così, e pure il medico incuteva meno timore…

L’avvento degli appuntamenti ha annacquato tutto ciò; ovviamente, una razionalizzazione dei pazienti aiuta i camici bianchi nelle loro facoltà, come del resto evita un assembramento eccessivo, fermo restando che quell’atmosfera molto novecentesca si sia dissolta: per sempre!!. Quello degli studi medici rimane un esempio, espandibile a tanti altri settori della vita pubblica, dove il piacere dell’incontro viene non di rado sostituito dai social network, o dalla realtà virtuale, allontanandoci da ciò che eravamo, e dalla genuina felicità che ci accompagnava.

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