A costo di apparire retorici e un pò nostalgici, inauguriamo questo articolo dedicato allo sport italiano per eccellenza, porgendo una domanda, ossia; “Vi piace il football attuale?“, a cui aggiungerei ostaggio dei procuratori e dei network a pagamento. Presumo che molti della mia generazione, definita boomer o qualcosa del genere, rispondano in maniera negativa.
Noi abituati alla liturgia della domenica pomeriggio, con le orecchie protese alla radiolina, sintonizzata sulle frequenze di Tutto il calcio minuto per minuto, in attesa degli interventi di Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali e i loro illustri colleghi, immaginando, con la nostra fervida fantasia, le spettacolari e risolutive giocate di Maradona, Zico, Pruzzo, Graziani, Altobelli, Platini, Giordano e altri campioni. Ogni boato in sottofondo e relativa interruzione del collega in linea, si tramutava in un colpo al cuore, aspettando con trepidazione i tre fischi conclusivi dell’arbitro.
Verso le 18.30 su Rai1, quando tutte le partite del massimo campionato erano terminate da un’ora e mezza circa, a seconda della stagione atmosferica, cominciava Novantesimo minuto, introdotto dalla riconoscibile sigla; coordinato con garbo da Paolo Valenti, e inserito nel programma tv “contenitore” Domenica In, questa rubrica settimanale consentiva ai telespettatori di gustarsi le primissime immagini della giornata calcistica. Una veloce introduzione di Valenti, quindi lettura di risultati, classifiche e schedina Totocalcio, e poi i collegamenti in diretta con i pittoreschi corrispondenti delle sedi Rai locali, autentici divi dell’epoca, come Giorgio Bubba (da Genova), Luigi Necco (Napoli), Tonino Carino (Ascoli), Cesare Castellotti (Torino), Gianni Vasino (Milano), Marcello Giannini (Firenze) e tanti altri. Costoro, in maniera talora un pò faziosa e senza l’ausilio di un lessico ricercato, commentavano in pochi minuti le azioni più salienti del match pomeridiano, salvo problemi tecnici.
Un teatrino nazionalpopolare a cui eravamo molto affezionati, parimenti a Domenica Sprint su Rai2, in onda alle 20 in punto; un programma più professionale, condotto in studio da giornalisti del calibro di Guido Oddo o Bruno Pizzul, i quali, dopo i convenevoli e il responso numerico della giornata, lanciavano i servizi di tutti gli incontri della Serie A, trasmessi in sequenza, e comunque preparati con più calma rispetto ai colleghi di Novantesimo.
Per i più grandicelli, esisteva anche la decana Domenica Sportiva, su Rai1, ricca di approfondimenti e interviste, e con uno sguardo anche alle altre discipline sportive, ma l’ora tarda non premetteva al sottoscritto di seguirla con regolarità. Un calcio a misura d’uomo, quello concernente quell’epoca irripetibile, vale a dire fra la fine degli anni 70 e il sorgere dei 90, con la Gazzetta dello Sport del lunedì accostabile alla Bibbia, per leggere commenti, pagelle e retroscena, mentre adesso tutto ciò è svanito, fagocitato da un dio pallone proposto televisivamente quasi tutti i giorni della settimana, e agli orari più disparati. La tecnologia e l’informazione digitale hanno stravolto questi nostri “dogmi” giovanili, lasciandoci solo degli splendidi ricordi e nulla più, insieme alla consapevolezza di aver vissuto un periodo sportivo sensazionale.