Il Cinghiale ha abitato la Valle del Ticino fino al 1700, quando si estinse prevalentemente a causa dell’utilizzo delle armi da fuoco. Vi ha fatto ritorno in seguito ad una immissione da parte di privati nel 1975. Inoltre alcuni animali sono arrivati dalle Prealpi varesine e novaresi.
La presenza eccessiva di cinghiali sul nostro territorio sta causando ingenti danni all’agricoltura con ripercussioni sulle aziende agricole a causa dei raccolti distrutti, dei cedimenti delle infrastrutture irrigue, dei rischi sanitari per l’uomo e per gli allevamenti.
Quanti cinghiali ci sono oggi in Italia?
Non esistono dati certi sul numero complessivo di cinghiali presenti nel nostro Paese, anche a causa delle difficoltà tecniche e i costi considerevoli che comporterebbe la stima assoluta delle consistenze. A partire dal numero di animali abbattuti è stata recentemente ricavata una stima approssimativa compresa tra 600.000 e 1.000.000 di cinghiali presenti sull’intero territorio nazionale.
Avendo raggiunto densità elevate ed essendosi insediato in tutto il territorio del Parco, il cinghiale rappresenta un grosso problema per i coltivatori, a cui l’Ente è tenuto a rimborsare i danni causati dall’animale. La specie non danneggia solo l’uomo, bensì anche il suolo dei boschi e quindi di conseguenza la flora e la fauna del suolo.
L’Ente Parco del Ticino su questa problematica ha una posizione chiara: l’unica soluzione ora disponibile al problema è stata individuata nel programma di contenimento della specie.
Ecco i 3 punti principali del programma:
- abbattimenti di controllo, il cui compito è quello di limitare il numero dei cinghiali presenti attraverso l’uso di tecniche di intervento non impattanti con l’ambiente e con la fauna;
- la sperimentazione di recinti mobili di cattura;
- la sperimentazione di recinti elettrificati a tutela delle colture.
Anche i giovani della Coldiretti hanno chiesto di velocizzare le procedure di abbattimento dei cinghiali e della fauna selvatica in generale all’interno del Parco del Ticino (Coldiretti Giovani Impresa): «quello della fauna selvatica è uno dei problemi più gravi che noi agricoltori ci troviamo ad affrontare ogni giorno: al Parco del Ticino abbiamo chiesto di accelerare e sburocratizzare le procedure di abbattimento per dare anche agli agricoltori la possibilità di risolvere una volta per tutte questo problema».
Ma se ne incontro uno cosa devo fare?
L’Ente Nazionale Protezione Animali ha stilato una serie di consigli per rapportarsi con questi ungulati nel modo migliore possibile. Vediamoli
MANTENERE LA CALMA. Quando si incontra un cinghiale, probabilmente esso comincerà a grugnire, a rizzare i peli della schiena, a fare piccoli passi in direzione delle persone. La cosa che NON bisogna fare è mettersi a correre (comunque sarebbe più veloce di noi). Invece si deve indietreggiare lentamente, dando così tempo all’animale di allontanarsi. Ovviamente bisogna sempre lasciare una via di fuga: il cinghiale sarà pronto ad approfittarne, per allontanarsi da noi.
E’ certamente importante NON ALIMENTARLI. I cinghiali sono onnivori opportunisti, con una dieta a base prevalentemente vegetale, che integra attraverso il consumo di alimenti di origine animale, pertanto sono in grado di nutrirsi con i rifiuti più disparati, quindi è essenziale riporre i residui di cibo in bidoni ben chiusi.
NON LASCIARE CANI LIBERI. Nelle zone con presenza di cinghiali è assolutamente irresponsabile lasciare liberi cani, perché essi vengono identificati come una minaccia, causando una reazione anche energica di fronte al potenziale pericolo. Non dimentichiamo che i cani, di qualsiasi grandezza, sono parenti stretti dei lupi – i principali predatori dei cinghiali – ed è pertanto naturale che tutti gli ungulati non tollerino la loro presenza.
PRESTARE SEMPRE ATTENZIONE SOPRATTUTTO DURANTE IL CREPUSCOLO. In queste ore evitare passeggiate in zone isolate, oppure mantenersi nelle vicinanze di fonti luminose. I cinghiali sono spesso molto rumorosi, per cui non è difficile individuarne la presenza, consentendo di allontanarsi ad una distanza sicura.
FARE RUMORE ED ESSERE VISIBILI. I cinghiali, come tutti gli animali, non hanno alcun motivo di attaccare l’uomo se non si sentono in pericolo. Quindi, meglio rendere manifesta la propria presenza, facendo rumore o parlando: in questo modo permetteremo loro di allontanarsi e mantenere una distanza di sicurezza
NON AVVICINARSI: sembra scontato, ma a volte ci si avvicina troppo agli animali selvatici, spesso inconsapevolmente, ma talvolta volontariamente, per osservarli da vicino. Avvicinarsi ai selvatici non è mai una buona decisione: quando sono spaventati, possono darsi alla fuga e travolgere qualunque cosa si trovino davanti, persone comprese, con grave rischio di venir feriti, gettati a terra o calpestati.
Curiosità
È vero che il cinghiale partorisce due volte all’anno e anche di più?
Il cinghiale è l’ungulato più prolifico ed il suo periodo riproduttivo, a differenza delle altre specie, si distribuisce su vari mesi fino all’intero anno, con un picco delle nascite in primavera. Quando le condizioni ambientali o climatiche sono meno favorevoli, si riproducono solo le femmine adulte e in migliori condizioni fisiche. In alcune popolazioni si osserva un secondo picco annuale delle nascite, meno accentuato, in tarda estate–autunno dovuto alle femmine più giovani che raggiungono il peso-soglia solo in primavera. La possibilità che in condizioni ambientali favorevoli alcune femmine adulte in buone condizioni fisiche partoriscano due volte nello stesso anno, non ha mai trovato solide evidenze scientifiche ed è da ritenersi un evento possibile, data la biologia della specie, ma del tutto straordinario.
Quanto è buono il cinghiale a mangiare
Poco diffusa ma molto apprezzata dagli intenditori per il suo gusto particolare, la carne di cinghiale unisce le caratteristiche della carne di maiale a quelle della carne di selvaggina
Sia che provenga da animali selvatici cacciati, che da animali allevati allo stato brado o semi-brado, possiede proprietà nutrizionali e organolettiche peculiari.
Le ricette in circolazione sono tantissime, tipiche della tradizione che lo rendono uno dei piatti più prelibati della dieta mediterranea. Al forno, arrosto, in umido, alla cacciatora e come condimento per le famose pappardelle al sugo di cinghiale.Richiede pazienza per la sua preparazione, fatta di tempi lunghi per intenerirla e attenuare il più possibile il forte sapore caratteristico di selvaggio
Possibili rischi?
A seguito del ritrovamento di alcune carcasse di cinghiale affetti da Peste Suina Africana, su richiesta di DG Welfare di Regione Lombardia, provvediamo a pubblicare l’Ordinanza del Presidente di Regione Lombardia n. 28 del 06.06.2023 che contiene, in particolare all’allegato 2, le misure di biosicurezza per continuare a fruire del territorio del Parco senza rischiare di contribuire a diffondere il virus. Come precisato dal Ministero della Salute, questa malattia non è trasmissibile all’uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina. L’uomo può però essere veicolo di trasmissione del virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature, cibo di origine o contenente carne suina, anche stagionata
Peste suina africana (PSA) (regione.lombardia.it)