Dallo Spazio Nòva alle vie del centro, Elisabetta Consonni interpreta liberamente il paradosso.
Se Achille, il piè veloce della mitologia greca, decidesse di sfidare in una gara di corsa una tartaruga, ma le desse un vantaggio convinto di poterla facilmente superare, la tartaruga arriverebbe in realtà prima al traguardo e l’eroe non riuscirebbe mai a raggiungerla. E’ il secondo paradosso di Zenone, sicuramente il più noto tra quelli del filosofo, che sembra sfidare logiche e convinzioni a noi familiari. Come può la proverbiale lentezza della tartaruga portarla alla vittoria sull’uomo famoso per la sua velocità? Un paradosso, appunto.
Sono partiti da questa ispirazione il laboratorio e la performance proposti venerdì 19 e sabato 20 da Elisabetta Consonni, affermata artista e coreografa.
Partendo dallo spazio Nòva (ormai officina di creatività ed eventi culturali innovativi per la città) per poi snodarsi tra le vie di di Novara, l’artista ha coinvolto un gruppo di volontari in un’esperienza semplice quanto intensa: nei panni di astronauti, camminatori lenti per eccellenza, i partecipanti si sono aggirati tra le strade compiendo azioni quotidiane, ma in un’esaltazione della lentezza contro la sempre crescente velocità delle nostre vite. Come si legge nella descrizione del progetto:
Rallentare è atto fisico e mentale e allo stesso tempo un’azione politica di cura: significa prendersi il tempo di far virare un’azione altrove, facendo fiorire nuove prospettive di osservazione e di azione; è la presa di coscienza che anche un movimento lento può portare ad un traguardo, senza farci perdere l’esperienza del tragitto.
Lentezza che sfida la frenesia della vita quotidiana, lentezza in mezzo ad un tempo fisico e mentale che corre e scorre, lentezza come sforzo nel compiere azioni che chiedono velocità , lentezza tra persone che non si fermano.
Già proposto dalla singola artista lo scorso anno in occasione del Nu Festival e più volte in diverse città, ancora una volta la performance ha coinvolto e sopreso la cittadinanza, a conferma e riprova di quanto la lentezza sia ormai diventata una forma di resistenza da celebrare.