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Nella società odierna – dominata da suoni e rumori – i luoghi e i momenti di silenzio sono sempre più rari. Siamo sopraffatti dal rumore del traffico veicolare, di trapani e attrezzi da lavoro, dai passi e del brusio delle persone che attraversano ogni giorno i centri urbani; da ogni parte si avvertono suoni, stimoli uditivi che, ormai, fanno parte della nostra quotidianità e che quindi ci rassicurano, dandoci un senso di familiarità e protezione.

Anche in casa, dove potremmo trovare la tranquillità e la quiete che fuori difficilmente riscontriamo, tendiamo a ricercare il suono: podcast, musica o tv continuamente accesa a tenerci compagnia.

Il silenzio, infatti, è spesso percepito come un’assenza, un vuoto da colmare continuamente, per non sentire il rumore dei propri pensieri e del proprio io più profondo.

Tuttavia, il silenzio non è soltanto una privazione o una mancanza. I latini utilizzavano due verbi per definirlo ed il loro significato non era del tutto simile: il primo, tacere, indica un disciplinato stare zitto, l’interruzione imposta di un dialogo; il secondo, silere, descrive un silenzio ambientale o interiore, uno stare tranquillo, quieto.
Dietro il vuoto che il silenzio sembra implicare, infatti, si nasconde uno spazio denso di significati: può affermare un bisogno, un dolore, una gioia; diviene eloquente di fronte a una domanda o a una preghiera; è assordante quando dice che non c’è più niente da dire.

Il silenzio parla, esprime qualcosa, comunica, seppure in assenza di parole.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’inquinamento acustico è la seconda maggiore minaccia ambientale per la salute umana, subito dopo il particolato fine. Il rumore cronico può causare una vasta gamma di problemi di salute, tra cui:

  • Disturbi del sonno: Il rumore notturno interrompe il sonno e può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari.
  • Problemi cardiaci: Esposizioni prolungate a livelli elevati di rumore possono aumentare il rischio di ipertensione e infarti.
  • Stress e ansia: Vivere in aree urbane rumorose aumenta i livelli di stress e può contribuire a condizioni di ansia e depressione.
  • Perdita dell’udito: L’esposizione a rumori forti, anche per brevi periodi, può portare a danni permanenti all’udito.

In particolare, l’OMS ha fissato un limite massimo raccomandato di 55 decibel per il rumore diurno e 40 decibel per quello notturno, ma molte città italiane superano questi valori, soprattutto nelle aree più trafficate.

Chi ci abita ormai è abituato, ma le città sono piene di rumori: il suono dei clacson e il rombo dei motori delle moto di grossa cilindrata. Altri, come il fischio dei freni e i segnali acustici dei mezzi pubblici, passano più inosservati. Il punto è che tutti questi rumori non sono soltanto fastidiosi, ma anche dannosi per la salute delle persone.
l’inquinamento acustico nelle città raggiunge livelli troppo alti, soprattutto a causa del traffico.

Città italiane più rumorose

L’ultima classifica delle città italiane con il maggior inquinamento acustico è l’elaborazione Openpolis sui dati Istat (2021) pubblicata lo scorso febbraio 2023. Ebbene, da essa si evince che il capoluogo italiano più rumoroso è  Firenze seguito da Napoli, Venezia, Messina, Roma, Genova, Bologna, Torino, Milano, Palermo e Catania.

Tali dati riguardano le verifiche eseguite sia sul livello di rumore che su segnalazione dei cittadini residenti. I controlli del rumore includono misurazioni mirate a identificare se vi sono stati dei superamenti rispetto agli obblighi stabiliti dalla legge. Openpolis ha spiegato che però non sono disponibili i dati relativi alle città di Bari, Cagliari e Trieste.

Secondo le misurazioni del rumore effettuate dagli utenti dell’app “Listen Responsibly”, invece, le città italiane più rumorose sono Milano che registra un livello medio di decibel pari a 65.31 seguita da Lecce con una media di 65.24 dB. Verona si colloca al terzo posto con una media di 61 dB, appena sotto i livelli critici ma vicina a superarli. Ci sono poi Bologna con 58 dB, Venezia con 53.69 dB e Torino con 48.92 dB.

RSI EDU

L’Ue punta a ridurre del 30% il numero di persone esposte al rumore entro il 2030

L’inquinamento acustico è una delle sfide più urgenti che le città italiane devono affrontare.

Oltre al benessere ambientale, è fondamentale considerare anche l’impatto sulla salute pubblica. L’adozione di politiche più severe per la riduzione del rumore, insieme alla sensibilizzazione dei cittadini, è cruciale per affrontare questa emergenza silenziosa ma pericolosa.

L’obiettivo dell’Unione Europea, con il piano “Zero Pollution”, è di ridurre del 30% il numero di persone esposte cronicamente al rumore entro il 2030. Tuttavia, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, siamo ancora molto lontani dal raggiungere questo traguardo​

La minaccia per la salute umana

L’inquinamento acustico rappresenta, come spiegato, una seria minaccia per la salute umana e non solo.

A rischio, infatti, c’è anche il benessere delle specie viventi e la qualità dell’ambiente. L’esposizione prolungata a livelli elevati di rumore, infatti, può causare una serie di problemi come i disturbi del sonno o problemi cardiovascolari. È importante quindi che le istituzioni adottino misure concrete per tale minaccia (come l’incremento di autovelox del suono) e per preservare l’ambiente.

Investire in infrastrutture più silenziose, promuovere l’uso di tecnologie avanzate per l’isolamento acustico e sensibilizzare la popolazione sull’importanza del controllo del rumore sono passi fondamentali per garantire il benessere delle generazioni presenti e future.

Proteggere il pianeta e le specie che lo abitano non è solo un dovere morale ma anche un impegno necessario per assicurare un futuro sostenibile e sano per tutti.

L’inquinamento acustico delle città è molto sottovalutato: ormai siamo abituati a fischi, rombi, beep e suoni improvvisi, che ogni anno provocano sofferenze e contribuiscono a migliaia di morti premature.
Deve essere considerato una priorità al pari dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua)

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