Un titolo eloquente, per fotografare la sonora debacle patita dalla Nazionale di Luciano Spalletti, ventiquattro ore fa a Berlino, impallinata dalla Svizzera. Un nitido 2-0 a favore della selezione elvetica, una formazione solida, tatticamente irreprensibile, ma tutt’altro che insormontabile; una rete per tempo, ad opera di Freuler e Vargas, a contrassegnare lo score, e di fronte una compagine italiana abulica e a tratti rassegnata, quasi sempre all’angolo, come un pugile in balia dell’avversario. Azzurro tenebra, traendo spunto dal celeberrimo romanzo di Giovanni Arpino, specchio di un calcio italiano scolastico e privo di autentici talenti; meravigliosi i dualismi di un tempo, quando il pallone nostrano sfornava campioni a raffica, alcuni dei quali costretti alla panchina: Sandro Mazzola e Gianni Rivera, Franco Causio e Claudio Sala, Roberto Bettega e Paolo Pulici, Roberto Baggio e Gianfranco Zola, Alessandro Del Piero e Francsco Totti, solo per citare alcuni dei più noti.
Adesso occorre ripartire dai settori giovanili, all’interno dei quali lavorare sulla tecnica individuale, sulla voglia di migliorarsi giorno per giorno, e rinnovare i vertici federali, con persone lungimiranti e credibili. Un percorso lungo e tortuoso, ma che porterà risultati concreti: il tennis lo dimostra appieno.