Le azzurre del volley vincono il primo oro olimpico

Foto social di Paola Egonu

Kiraly sceglie Poulter in palleggio, Drews sulla sua diagonale, Plummer e Skinner come schiacciatrici, Washington e Ogbogu come centrali e Wong-Orantes libero. Velasco, invece, schiera la consueta formazione con la diagonale Orro-Egonu, Bosetti e Sylla come schiacciatrici, Fahr e Danesi al centro e De Gennaro libero. Squadra vincente, si dice, non si cambia. Ed in questo caso così è stato. Le ragazze del volley hanno dominato per tutta la partita, sono andate sotto, come punteggio, una sola volta, a inizio secondo set, ma con scarto minimo. Alla fine, portano a casa una vittoria schiacciante come dichiarano i parziali 25-18, 25-20, 25-17.

Ma andiamo un pochino nel dettaglio. Nel primo set, Danesi e compagne impongono subito il loro ritmo riuscendo ad accumulare un importante vantaggio di otto punti (15-7), gestito poi splendidamente dalle azzurre fino al 25-18 che è valso l’1-0. Durante il parziale (17-12), il CT effettua il consueto doppio cambio Cambi-Antropova per Orro-Egonu che garantisce come sempre continuità di rendimento.

Nel secondo set, le squadre si mantengono in parità fino all’8-8. Con il passare dei minuti, le azzurre passano in vantaggio e lo amministrano con efficacia fino al 22-18. Ciò permette loro di arrivare alle prime palle set.  Sul 24-19, si vedono annullata la prima palla set, però poi Egonu chiude sul 25-20 e permette all’Italia di portarsi sul 2-0.

Nel terzo set, le azzurre si portano avanti e rimangono in vantaggio costantemente. Dominano la scena fino alla fine. Il punteggio di 25-17 le incorona campionesse olimpiche.

Ed è festa! Lacrime, abbracci e oro. Le azzurre del volley sono le nuove campionesse olimpiche. Per il team azzurro è un oro preziosissimo quanto inedito. In una stracolma Arena Sud, hanno annientato le americane in un match mai in discussione, gestito di testa e fisico. Ancora una volta notevole la prestazione di tutte le azzurre. Parlare delle singole sarebbe ingeneroso nei confronti di un team che ha fatto, nel complesso, la differenza dal primo all’ultimo minuto del match. E questa è una vittoria corale di un team e di una squadra invincibile per le avversarie. Le statunitensi hanno potuto solo inchinarsi. Così come avevano già le altre avversarie. Del resto in questi Giochi l’Italvolley ha concesso un solo set alle domenicane, poi è stato un susseguirsi di vittorie.

Ci sono giorni in cui la storia la scrive chi l’ha inseguita, voluta, e plasmata in una forma speciale. E così nella storia della pallavolo azzurra è arrivato il momento in cui una squadra di donne e un maestro in panchina come Julio Velasco hanno saputo spingersi laddove nessuno era mai riuscito prima.

Sulla cima dell’Olimpo oggi il cielo è azzurro, e Velasco ci arriva a 72 anni, lui che aveva mancato l’appuntamento con i fenomeni, la squadra più forte del secolo, ad Atlanta 1996. A quella finale, il tecnico però non ha mai voluto ripensare: “Non la ricordo” ha sempre detto. Anche in questi giorni in cui la pressione aumentava, lui continuava a predicare il ‘qui e ora’. Non il passato, ma il presente. Velasco, che ha ereditato questa squadra dopo l’addio di Davide Mazzanti solo a ottobre dello scorso anno, l’ha forgiata alla sua maniera. Lui conoscendo il capitale umano di cui poteva avvalersi, è riuscito ad evitare le personalizzazioni, ma soprattutto è stato capace di guardare a quello che si è fatto e non a quello che si dovrà fare.

E cosa dire delle azzurre? Velasco di loro dice ‘Questa Italia donne ha il grande ‘fuoco”. Sono, infatti, tutte giocatrici che conoscono la tecnica ma sanno anche usare il cuore. E hanno saputo toccare il cuore di tutti tanto che, a Parigi, il tifo a stelle e strisce è finito per fondersi con quello azzurro sulle note di ‘Sarà perché ti amo’. Queste ragazze sono un gruppo, una squadra e sanno gioire del gesto del singolo per arrivare alla festa finale. E allora sul podio, quando salgono le italiane, l’inno lo cantano tutti. Anche gli americani sconfitti. È il giorno in cu si scrive una pagina bellissima di sport e di vita: ‘Qui e Oro’ giusto per rubare una battuta a Velasco.

Chiara Busto

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