Quando ancora le stagioni erano quelle tradizionali, e non troppo intaccate dal cambiamento climatico, a Trecate si respirava un’atmosfera particolare, in special modo nelle soavi serate fra maggio e settembre, quando il clima mite e raramente soffocante invitava a uscire di casa. Come in altre occasioni attingiamo dalla memoria, che ci porta a cavallo degli anni 70/80, quando all’oratorio maschile si disputavano le mitiche “notturne”, su campo ridotto e con sei giocatori per squadra, che normalmente recavano il nome di un bar o al limite di un’associazione. Incontri infuocati e il pubblico delle grandi occasioni a bordo campo, fra incitamenti e qualche epiteto sopra le righe; io ci andavo sovente con mio padre, e il personale premio della serata era un’invitante fetta d’anguria dopo i match, dall’ambulante Franco, il quale stazionava accanto al distributore di carburante, a pochi passi da quel … Bernabeu in miniatura. Una piacevole liturgia post partita, mentre in occasione della finalissima, credo fosse il 1978, si ebbe un’appendice da consegnare alla cronaca; in campo Caffè Sassi e Diavoli Rossi, la compagine del bar della Posta, con la vittoria che arrise al locale della piazza, nonostante l’incadescente tifo avverso, con diverse bandiere rosse, come a un comizio del Pci. A fine gara invasione di campo, fuggi fuggi generale e l’arrivo dei carabinieri, in quanto il Sassi venne accusato d’aver schierato giocatori semiprofessionisti, o qualcosa del genere.
Una passione calcistica genuina e trasversale, mentre noi ragazzini ci sfogavamo giocando in strada; partite che duravano ore, con sfide fra due raffazzonate squadrette o performance individuali, a 10 meno 9, mentre talora si ripiegava sul classico nascondino. Un desiderio di libertà ci pervadeva, all’interno di un contesto urbano comunque rassicurante, come si evince dalle foto sottostanti, dove anche le biciclette e i primi ciclomotori ci trasformavano in piccoli Easy Rider, girando da un capo all’altro del paese, o qualche volta in quelli confinanti, anche se, diciamo dalla metà degli anni 80, il punto focale era il viale Cicogna, e più esattamente il chiosco di gelati di Luciano.
Da appena dopo Pasqua a fine settembre, centinaia e centinaia i pomeriggi e le sere trascorse ai (pochi) tavolini sotto gli alberi del viale; per ovviare alla carenza di seggiole, occorreva cenare rapidamente e quindi uscire di casa a un’ora consona, entro le 20.30 per capirci, in modo da trovare un posto a sedere, beffando quelli più grandi, inclini a muoversi più tardi. Un’autentica moltitudine di ragazzi/e si radunava lì, fra risate, discorsi a 360°, qualche scherzo e rari attimi di tensione, magari per un parcheggio o una precedenza, tanto che arriva l’ora di rientrare, senza quasi accorgersi. Purtroppo, la struttura di Luciano dovette spostarsi dentro il parco attiguo, perdendo però l’irripetibile magia che si era sviluppata negli anni. Era il 1990, l’anno delle notti magiche e di Totò Schillaci, quando imbastimmo (invano) una raccolta firme per scongiurare lo spostamento del chioschetto, che secondo il Comune incideva negativamente sul traffico della zona. Si parlò di una (duplice) regia nemmeno troppo occulta, ma intanto premevano gli anni 90, e la nostra cittadina s’accingeva a cambiar pelle, forse in maniera definitiva.
Piazza Cavour vintage
Chiesa Madonna delle Grazie
Stadio del Trecate