Presso il Quartiere Fieristico di Rimini dal 5 all´8 novembre 2024 si è svolto Ecomondo. Si tratta di un evento internazionale dedicato alla transizione economica circolare. Rappresenta un punto di incontro fondamentale per espositori e operatori provenienti da oltre 100 paesi, e si focalizza su tecnologie, servizi e soluzioni nei settori della green e circular economy.
Con più di 1.600 espositori, l’evento presenta innovazioni in ambiti come la mitigazione climatica, la valorizzazione dei rifiuti, la rigenerazione degli ecosistemi e la gestione sostenibile delle risorse. Rappresenta anche il punto di incontro tra imprese, istituzioni, Pubbliche Amministrazioni e giovani talenti ed offre un ricco programma di conferenze per promuovere il dialogo tra politiche europee e imprese, favorire la competitività e stimolare l’innovazione nelle filiere industriali.
Dalle giornate di Ecomondo sono emersi alcuni dati incoraggianti sull’economia circolare in Italia. Infatti, secondo i dati del Rapporto 2024 sull’economia circolare in Italia, realizzato dal Circular Economy Network (CEN) e da ENEA, l’Italia si conferma leader europeo nel settore.
Questo rapporto compara le performance di circolarità delle cinque maggiori economie dell’Unione Europea (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia) usando gli indicatori della Commissione europea: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza.
Ne emerge che, in Italia, quasi un quinto di quello che produciamo viene dal riciclo: nel tasso di utilizzo circolare di materia siamo secondi solo alla Francia. E primi nella capacità di utilizzare al meglio la materia: nel nostro Paese, infatti, la produttività delle risorse vale mediamente 3,7€/kg, contro la media UE di 2,5€/kg. Il nostro sistema economico e produttivo ama la circolarità.
Con questi indicatori, è confermato il primato dell’Italia (45 punti) in termini di economia circolare, seguita da Germania (38), Francia (30) Polonia e Spagna (26). Il risultato positivo dell’Italia deriva soprattutto dalla gestione dei rifiuti.
Siamo primi in classifica per il tasso di riciclo dei rifiuti. Nello specifico, nel 2021 abbiamo avuto un tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio del 71,7%, che significa l’8% in più della media UE27 (64%). Inoltre, il riciclo dei rifiuti urbani in Italia è cresciuto del 3,4% tra il 2017 e il 2022, raggiungendo il 49,2%. La media UE è del 48,6%.
L’Italia è in testa anche nel riciclaggio dei RAEE che nel 2021 è stato pari all’87,1%, con una media UE dell’81,3%.
Tutto ciò a fronte di una produzione media pro capite dei rifiuti urbani di 513 kg nel 2022 nella UE; mentre in Italia siamo passati dai 504 kg/ab del 2018 ai 494 kg/ ab del 2022.
Bene anche la produttività delle risorse ed il tasso di utilizzo circolare della materia. Nel 2022, la produttività delle risorse in Italia ha generato, per ogni kg di risorse consumate, 3,7 € di PIL (+2,7% rispetto al 2018). La media UE, nel 2022, è stata 2,5 €/kg. Per ciò che concerne il tasso di utilizzo circolare di materia, cioè il rapporto tra l’uso di materie prime seconde generate col riciclo e il consumo complessivo di materiali, l’Italia conferma la sua posizione, con un valore pari al 18,7%.
A tutto questo si aggiunga che l’economia circolare crea lavoro. Nel 2021 nella UE27 gli occupati in alcune attività dell’economia circolare erano 4,3 milioni (2,1% del totale); in Italia 613.000 (2,4% del totale). Con un aumento del 4% rispetto al 2017; siamo secondi dopo la Germania, che conta in questi settori 785.000 lavoratori (1,7% sul totale).
Il valore aggiunto dell’intera UE relativo ad alcune attività dell’economia circolare nel 2021 è stato di 299,5 Mld€ (2,1% del totale dell’economia); in Italia è pari a 43,6 Mld€ (2,5% del totale) con un leggero miglioramento rispetto al 2017 (era il 2,1%). Anche Spagna e Germania lo hanno incrementato, mentre Francia e Polonia l’hanno ridotto.
Sono dati di grande attualità perché il futuro del Green Deal passa, anche, attraverso la circolarità. E l’Italia da sempre ha un ruolo di primissimo ordine in Europa su questo fronte.
Purtroppo, però non va tutto bene. Il rapporto 2024 del CEN evidenzia anche alcune importanti criticità del nostro sistema produttivo. Ad esempio, il consumo dei materiali in Italia nel 2022 è stato di 12,8 ton/abitante, minore rispetto alla media europea (14,9 t/ab) ma in netta crescita (+8,5%) rispetto al 2018 (11,8 t/ab). Ancora, sempre nel 2022, la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di materiali (46,8%) è più del doppio della media europea (22,4%), anche se in calo (-3,8%) rispetto al 2018.
Puntare sulla circolarità è certamente la via maestra per accelerare la transizione ecologica e climatica e aumentare la competitività delle nostre imprese, soprattutto per un Paese povero di materie prime come il nostro.
Gli indicatori sulla circolarità del nostro Paese confermano, quindi, le ottime prestazioni dell’Italia su vari aspetti, primi fra tutti le percentuali di riciclo e di tasso di utilizzo circolare di materia. L’aumento significativo di consumo di risorse evidenzia, tuttavia, che sia necessario un cambio di paradigma nel modello economico e negli stili di vita. In questo contesto, grande è il potenziale dell’economia circolare in termini di uso e gestione più efficiente delle risorse nelle filiere produttive, nelle città e nei territori. Ma l’Italia può e deve fare di più per promuovere e migliorare la circolarità della nostra economia, con misure a monte per contrastare sprechi, aumentare efficienza, risparmiare le risorse in produzione. E ciò è possibile migliorando la qualità del riciclo e aumentando l’utilizzo delle materie prime seconde.
Per ottenere risultati vincenti e duraturi è necessario rivoluzionare il modo in cui i prodotti vengono progettati e realizzati, integrando criteri di circolarità nei processi produttivi. Occorre, quindi, progettare e produrre oggetti più durevoli e facili da riutilizzare e riciclare, ma anche da aggiornare e riparare. E infine, per una transizione ecologica ‘completa’ occorre coinvolgere i consumatori rendendoli consapevoli e fornendo loro un grado di conoscenza adeguato a comprendere l’impatto del proprio stile di vita sull’ambiente e promuovere l’uso prolungato, il riutilizzo, la riparazione e l’uso condiviso.
Chiara Busto