Una serata autenticamente d’autore quella di giovedì 23 marzo, nella struttura polifunzionale In Villa (Trecate), per la presentazione del libro La mossa del matto. L’Iliade di Bobby Fischer, pubblicato nel 2022 dallo scrittore novarese Alessandro Barbaglia, già insignito del prestigioso Premio Strega per ragazzi 2021, con il romanzo Scacco matto tra le stelle,
Introdotto dal presidente dell’Ute trecatese Luciano Carbone, all’interno di una sala gremita in ogno ordine di posto, il sorridente e molto empatico Barbaglia ha cominciato a tracciare le linee guida dell’opera in questione; un’ambientazione conficcata nella lugubre Guerra Fredda del secolo scorso, con peculiare riferimento alla finale mondiale di scacchi del 1972, fra il campione in carica sovietico Boris Spassky e lo sfidante americano Bobby Fischer. Due scacchisti leggendari e geniali, le cui famiglie conobbero gli orrori del nazionalsocialismo, in quanto Boris perse entrambi i genitori durante l’assedio bellico di Stalingrado, mentre quelli di Bobby dovettero fuggire dalla Germania della svastica. Sede deputata per l’evento la neutralissima Reykjavik, quale scelta di compromesso per un match dalla mastodontica valenza politica; la delegazione Urss si presentò in Islanda a metà giugno, mentre di quella americana neppure l’ombra, tanto che, il giorno 28, l’allora segretario di Stato Henry Kissinger telefonò allarmato a Fischer. Il ventinovenne campione concordò un premio di 250000 dollari e una fornitura a vita di latte Holland, per affrontare un impegno che prevedeva una snervante sequela di partite, sino all’incoronazione, al compimento del 13° successo personale. Ottenute le opportune rassicurazioni Kissinger si congedò, ma Bobby si materiliazzò al cospetto del rivale solo il 7 luglio, “scortato” dalla Cia; i funzionari del Pcus ordinarono a Boris di pretendere la vittoria a tavolino, ma lui disobbedì, cosicchè i due scacchisti si trovarono faccia a faccia la mattina del 9, all’interno del palazzo dello sport.
Un tavolo e due seggiole al centro dell’impianto, con lo statunitense che si fece recapitare la sua personale, in relazione anche alla cospicua altezza; forse disturbato dal numeroso pubblico accorso, Fischer perse la gara d’esordio, e poi non si presentò alla seconda, ottenendo quindi che la terza venisse disputata nello sgabuzzino delle scope, sotto il severo controllo di una telecamera a circuito chiuso…
A questo punto Barbaglia ha effettuato alcune digressioni, relative a quei due fuoriclasse avulsi dalla logica novecentesca dei blocchi contrapposti; parecchi i riferimenti alla mitologia classica, sbocciati già in sede di stesura, per inquadrare gli avvenimenti in maniera originale e accattivante. Fischer accostato all’epico Achille e Boris a Ulisse, miscelando amabilmente il tutto, inclusa la mamma ebrea di Bobby, dal nome evocativo: Regina, la quale gli regalò la prima scacchiera quando era un bimbo, Quel gioco divenne una passione sfrenata, che lo condusse a una vita da … eremita domestico, finchè a 16 anni “rivide” la luce solare, recandosi a Central Park per sfidare il maestro Carmine Nigro. Nonostante la prevedibile sconfitta, Nigro lo elogiò convintamente, e da quel dì cominciò la sua scalata al successo, sino al mondiale 1972.
L’autore ha quindi evidenziato la sua attrazione per Bobby Fischer, una persona orrenda in grado però di ammaliare, rivelandoci parzialmente anche l’epilogo della vicenda, all’interno delle domande poste dal pubblico, in un’atmosfera conviviale. Nel corso dell’agile dibattito, Barbaglia ci ha ragguagliato sulla motivazione cardine alla base del libro: rinsaldare il rapporto affettivo con il padre, scomparso quando lui aveva solo 12 anni. A seguire foto ricordo e autografi, mentre nella sala al piano superiore proseguiva il … corso di scacchi, come ogni giovedì.