Intanto cos’è lo “sfalcio ridotto”?
È una pratica di gestione del prato che prevede una riduzione della frequenza di taglio dell’erba. In questo modo le piante che compongono il prato riescono a completare il loro ciclo vegetativo fino alla fioritura e alla produzione di seme.
La pratica dello “sfalcio ridotto” è stata introdotta a Milano nel 2024 suscitando opposte fazioni, dei favorevoli e .contrari. A Milano in particolare sono 54 i parchi scelti per favorire la biodiversità con questo sistema e per aiutarne la comprensione sono stati collocati 150 cartelli della campagna informativa, volta a spiegare ai cittadini e alle cittadine, (anche attraverso un link che rimanda a una pagina dove il progetto è illustrato nel dettaglio).
A Milano è una novità ma in realtà questa pratica è già diffusa in varie altre città europee e italiane per aumentare il numero di specie che vivono in parchi e giardini
PERCHE’ Sì
La biodiversità è considerata un importante parametro ecologico perché più è alta, più un ambiente funziona bene, da diversi punti di vista. Ogni ecosistema, anche nei contesti urbani, prospera meglio se diverse specie fungine, vegetali e animali si forniscono a vicenda i cosiddetti “servizi ecosistemici”, cioè se creano delle condizioni favorevoli alla vita di altre specie. Ad esempio quando il livello di biodiversità è ottimale, diverse specie di piante riescono a disperdere efficacemente polline e semi, varie specie animali trovano cibo a sufficienza senza che nessuna si imponga sulle altre in termini numerici e la quantità di sostanze nutrienti presenti nell’ambiente viene costantemente riequilibrata.
Perché conviene lo sfalcio ridotto dell’erba in città?
- Per salvaguardare la biodiversità: lasciare crescere l’erba significa offrire un habitat più ricco per api e insetti impollinatori, uccelli e piccoli mammiferi, e contribuire alla diversità biologica delle aree urbane.
- Per risparmiare risorse e ridurre l’impronta ecologica: lo sfalcio ridotto favorisce la disseminazione spontanea e l’utilizzo di sementi; riduce il consumo di carburante per le macchine da taglio, l’acqua per l’irrigazione e l’uso di fertilizzanti. Contribuisce, quindi, a una gestione più sostenibile delle risorse e una diminuzione dell’impatto ecologico della città.
- Per migliorare la qualità del suolo: l’erba alta protegge la superficie del terreno dagli effetti della radiazione solare e delle alte temperature, tutela il suolo dall’erosione superficiale, e consente al suolo di conservare più materiale organico, migliorandone la sua struttura e fertilità nel tempo.
- Per migliorare la qualità dell’aria: lasciare l’erba più alta incrementa la riduzione degli inquinanti atmosferici.
- Per rispondere cambiamenti climatici: l’erba più alta contribuisce a mitigare gli effetti delle ondate di calore estivo.
PERCHE’ NO
C’è ovviamente chi dissente da questa pratica, ritenendola una strategia finalizzata principalmente a risparmiare soldi; oppure chi evidenza che in alcuni frangenti l’erba alta (o troppo alta) diventa anti-estetica e rende di fatto i prati inutilizzabili: questo ovviamente considera che il prato nei parchi deve anche essere fruito come svago,
Quindi ci sono posizioni anche intermedie e c’è anche chi chiede un ridimensionamento, a ribasso, del progetto, perché “non tutti i cittadini possono andare in vacanza nei periodi di caldo” e “molti utilizzano i parchi per trovare luoghi con ombra in cui sostare”.Si è addirittura espresso anche il settore medico. “Se tra gli insetti di cui si favorirebbe la presenza ci fossero le zanzare, questa sarebbe letteralmente una follia autolesionista in vista del pericolo Dengue”, ha commentato il virologo Roberto Burioni su X.
NASCONO ANCHE MOVIMENTI CONTRO I PRATI (tagliati!)
Il diffondersi della consapevolezza sui benefici dei manti erbosi incolti rispetto a quelli tagliati ha portato alla nascita di un movimento “contro i prati”, che mette insieme ricercatori, studiosi e attivisti che da diversi anni segnalano le conseguenze negative della manutenzione, dell’irrigazione e delle altre pratiche abituali necessarie per mantenere i prati sempre verdi e curati, e adattarli al contesto urbano e al gusto estetico prevalente.
CONCLUSIONE
In un giardino con erba alta, con la fioritura dei mesi primaverili arrivano tutte quelle specie legate ai fiori e che si nutrono di nettare, a partire dalle farfalle e dalle api. In generale arrivano tutti gli impollinatori.
Questi ultimi attraggono altre specie di insetti predatori che si nutrono degli impollinatori e così via”, ha riferito l’esperto, per poi sottolineare: “Seppur ogni luogo d’Italia abbia specie peculiari e più presenti, in generale possiamo dire che un alto tasso di diversità attrae per primi gli impollinatori.”
Dopo di loro arrivano quelle specie e quei predatori che hanno bisogno per vivere delle specie presenti, perché tutto è concatenato in un ecosistema.
Con il tempo, non sfalciando, si creano degli ecosistemi che si mettono in equilibrio autonomamente.
Quando un ecosistema funziona, è sano e in equilibrio, difficilmente una specie prevarrà sull’altra