Sguardi olimpici…

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  • Ultima modifica dell'articolo:05/08/2024
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C’eravamo lasciati venerdì sera con la fantasiosa cerimonia d’apertura, da qualcuno reputata perfino blasfema, da altri ridondante e con gli ultimi tedofori misteriosi, anche se l’immagine iconica rimane, almeno per me, quella di Sergio Mattarella (foto) sotto la pioggia all’impianto di Saint Denis, riparato solo da un impermeabile da stadio anni 70/80, in attesa dell’arrivo degli atleti azzurri. Lo stesso dicasi per il sincero abbraccio con il ciclista Filippo Ganna, argento nella crono su strada, dopo la sua gara di sabato.

Allargando gli orizzonti, non si può che restar estasiati di fronte all’eleganza e alla leggiadria dell’americana Simone Biles, forse la più grande ginnasta all time (sperando che la Comaneci non si offenda), mentre team Usa di basket, strafavorito per l’oro s’intenda, non emana quel fascino e quella magia dal mitico Dream Team di Barcellona ’92. Dei due capolav…ori di Martinenghi e Ceccon si sono occupati i miei splendidi colleghi, altresì credo che una menzione vada spesa per Benny Pilato (foto), che per un maledetto centesimo ha mancato il bronzo, nei 100 rana femminili, oltre ad aver subito un’evitabile derisione da parte di Elisa Di Francisca versione opinionista. sulle frequenze della tv pubblica.

Donne alla ricerca della perfezione agonistica, come le nuotatrici australiane Mollie O’Challagan e Ariarne Titmus, autentici siluri nei 200 sl, ma anche donne coraggiose, come la schermitrice italo/brasiliana Nathalie Moellhausen, in pedana nonostante un cancro al coccige, oppure donne mito come Gabriela Moreschi (foto), portiere della nazionale di pallamano verdeoro, autenticamente folle nelle uscite e nel caricare a molla la coloratissima torcida, dopo un goal delle compagne o una sua salvifica parata.

Passando alla scherma, verdetto contestatissimo nella finale del fioretto maschile, fra Filippo Macchi e il cinese Cheung, campione uscente; sul 14-14, tre revisioni Var (per capirci), le prime due delle quali non hanno sortito responsi, mentre l’altra ha premiato la stoccata dell’asiatico, scatenando la furibonda reazione del team azzurro. Una decisione assurda (secondo gli esperti), formulata dall’arbitro di Taiwan; ma allora viene da chiedersi: ma quel livore insanabile fra l’isola filooccidentale e la Repubblica Popolare di Pechino, dov’è finito? Mah!. Sembrava davvero a vele spiegate il cammino di Jasmine Paolini nel tennis, sconfitta invece poco fa dalla slovacca Schmiedlova (7-5 3-6 7-5), a differenza di Lorenzo Musetti (foto) che viaggia spedito, dopo aver regolato l’argentino Navone. Ad onor del vero, il toscano ha compiuto un prodigio domenica pomeriggio; reduce dalla finale in Croazia la sera prima, è volato a Parigi la mattina stessa, riuscendo a piegare (6-1 6-4) l’idolo di casa Gael Monfils, per il disappunto nazionalista dei sostenitori francesi, che assiepavano il Suzanne Lenglen.

Quasi a livello di “vecchie glorie” il match fra Rafa Nadal e Nole Djokovic (6-1 6-4 per il serbo), sull’amata terra rossa dell’iberico; due tennisti leggendari, fra i più scintillanti campioni d’ogni epoca, ma ormai ai titoli di coda, pur rappresentando un enorme veicolo pubblicitario per la competizione (vero Sinner?). Chiudiamo con uno speranzoso flash sul volley, seppur in parte già sviscerato dalla redazione, dedicato alle selezioni di De Giorgi e Velasco; quella maschile stamane si è imposta 3-0 sull’Egitto, mentre Anna Danesi (foto) e compagne affronteranno giovedì l’Olanda, con l’obiettivo per entrambe la nazionali di sfatare un fastidioso tabù che ci perseguita: vincere un oro olimpico, un’impresa soltanto sfiorata dalla “generazione di fenomeni”, quella di Bernardi, Giani e Canatgalli, nel 1996.

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