Sarà Stefano Salieri a guidare la Nuova Pallacanestro Vigevano 1955 nella prossima stagione. Il tecnico emiliano, 64 anni, sarà il quinto allenatore dalla rinascita del club gialloblù, succedendo ad Alessandro Munini, Simone Bianchi, Paolo Piazza e Lorenzo Pansa. Una scelta di esperienza, maturata dopo una carriera lunga e ricca di tappe significative.
Originario di Castel San Pietro Terme (BO), Salieri ha allenato formazioni storiche come Gira Ozzano, Virtus Imola, Veroli Basket e Virtus Siena, con cui ha conquistato due Coppe Italia Dilettanti. Nel 2011 ha preso in mano le “costole” della Fortitudo Bologna – Eagles e Biancoblù – in un periodo turbolento per la società felsinea. Il suo principale risultato tecnico resta la promozione in Serie A2 ottenuta nel 2019 con Orzinuovi. Successivamente ha guidato Piacenza, dove è rimasto fino all’ottobre 2024.
La presentazione ufficiale si è tenuta al palaELAchem, alla presenza del presidente Marino Spaccasassi e del nuovo general manager Gabriele Torreggiani. Emozionato e motivato, Salieri ha voluto subito evocare due momenti personali legati a Vigevano:
“Nel 2019, quando ero a Orzinuovi, durante una partita playoff al PalaBasletta mi arrivò la notizia della scomparsa di mia madre. Il pubblico si alzò in piedi per applaudirmi: non lo dimenticherò mai. E poi le Final Four di Serie B a Ferrara, nel 2023, con una marea gialloblù sugli spalti. Questo è Vigevano: passione vera, senso di comunità”.
Salieri non si nasconde dietro le difficoltà che comporta un progetto ambizioso:
“Qui la pressione è alta, ma è anche uno stimolo. Vogliamo costruire una squadra giovane, arrembante e aggressiva, capace di farsi amare per l’energia e il sacrificio. L’obiettivo principale sarà dare un’identità chiara fin dall’inizio”.
Il nuovo corso ripartirà da un punto fermo: Filippo Rossi, il capitano, indicato da Salieri come il fulcro del gruppo.
“Ripartiamo da lui. Ha il compito di trasmettere identità e valori ai compagni. Il mercato? Siamo all’inizio, non è ancora tempo di fare nomi. Cerchiamo qualità, fame e voglia di mettersi in gioco. Con i giovani servirà pazienza, ma cresceremo. Sarà come scrivere un libro nuovo, e la società dovrà essere brava a cogliere le occasioni giuste”.