Questi estivi sono stati mesi di fermento per la politica delle rinnovabili. All’inizio di luglio è entrato in vigore il Decreto Aree Idonee e in agosto il Consiglio dei Ministri, ha approvato il Testo Unico sulle Rinnovabili. Di seguito cercheremo di analizzare la situazione.
Il Decreto Aree Idonee doveva, insomma, fare chiarezza sulle aree da destinare a impianti fotovoltaici ed eolici. Ma le decisioni più importanti, di fatto, sono state delegate a regioni e province autonome. Secondo quanto stabilito dal decreto, infatti, a decorrere dal 2 luglio gli enti di governo locale hanno 180 giorni per individuare, con propria legge, sul proprio territorio superfici quattro tipologie di zone: aree idonee (dove si applica un iter autorizzativo accelerato e agevolato), aree non idonee (incompatibili con specifiche tipologie di impianti), aree ordinarie (dove si applicano i regimi autorizzativi ordinari) e aree vietate (dove è preclusa la realizzazione di impianti fotovoltaici).
C’è il rischio, secondo alcuni, che i poteri locali procedano in ordine sparso nell’individuare le aree idonee con il risultato di avere un quadro non omogeneo per lo sviluppo delle rinnovabili a livello nazionale. In tal caso, gli obiettivi principali del decreto, ovvero aumentare la semplificazione dell’iter autorizzativo e garantire più omogeneità, potrebbero essere centrati solo in parte.
Come dicevamo, il 2 luglio è entrato in vigore il decreto del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica noto come Decreto Aree Idonee. Il decreto nasce in attuazione del DL n. 199 del 2021 e individua, Regione per Regione, gli obiettivi di nuova potenza rinnovabile dal 2021 al 2030. L’obiettivo complessivo finale per l’Italia è di 80 GW di nuova potenza installata al 2030. Tale potenza è necessaria per raggiungere gli obiettivi fissati dal PNIEC e rispondere ai nuovi obiettivi derivanti dall’attuazione dei pacchetti Fit for 55 e Repower UE. Il decreto, inoltre, mira a stabilire principi e criteri omogenei per l’individuazione, da parte delle regioni, delle superfici e delle aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, funzionali al raggiungimento degli obiettivi suddetti e in linea con il principio della neutralità tecnologica.
C’è però ancora spazio per correggere la rotta. Sarà, infatti, determinante l’attuazione della norma da parte dei poteri locali. A tal proposito, Italia Solare, l’associazione che rappresenta gli operatori della filiera del fotovoltaico, avanza, una serie di proposte concrete per dare omogeneità alle decisioni di regioni sull’individuazione delle aree idonee. L’associazione ha presentato le sue proposte in una lettera indirizzata a regioni e province autonome, Anci, e ai ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, della Cultura e delle Imprese e del Made in Italy.
Ma andiamo con ordine. quali criteri dovrebbero seguire regioni e province autonome per individuare le aree idonee per le rinnovabili? Il decreto dà alcune indicazioni di massima sulle priorità da seguire per agevolare il raggiungimento degli obiettivi ma tendendo in considerazione le esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici. Il decreto fornisce, insomma, una serie di requisiti per individuare o escludere l’idoneità delle aree. Esso invita, innanzi tutto, a prediligere l’utilizzo di superfici di strutture edificate (capannoni industriali parcheggi, aree industriali, artigianali e dedicate a servizi e logistica). Stabilisce, inoltre, che si verifichi l’eventuale idoneità di altre aree non sfruttabili, come le superfici agricole non utilizzabili. Infine, impone il divieto per le superfici pertinenti a beni sottoposti a tutela dei beni culturali e del paesaggio, lasciando agli enti locali la possibilità di stabilire una fascia di rispetto, fino a 7 km, dai beni tutelati.
Per centrare gli obiettivi stabiliti dal PNIEC e accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, Italia Solare, quindi, suggerisce un approccio omogeneo sull’intero territorio nazionale da costruire attorno ai seguenti criteri. Gli enti locali dovrebbero considerare immediatamente come aree idonee per le rinnovabili: tutte le coperture, le aree già impermeabilizzate (parcheggi, aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica), aree compromesse (cave, discariche) e le aree su cui occorrono interventi di bonifica.
Se queste aree sono già, di fatto, comprese tra le priorità individuate dal decreto, Italia Solare suggerisce, in aggiunta, che vengano ritenute idonee anche le aree nelle immediate vicinanze di stabilimenti industriali o di zone industriali, anche se agricole (dove gli enti locali dovrebbero autorizzare anche impianti fotovoltaici con moduli a terra, per agevolare la fornitura di elettricità a basso costo alle imprese vicine); i terreni agricoli non produttivi o non utilizzati per l’agricoltura da lungo tempo (anche per impianti fotovoltaici a terra), i terreni agricoli produttivi, ma limitatamente a impianti agrivoltaici in tutte le configurazioni.
Poiché ciascuna regione ha una propria traiettoria di conseguimento ed un obiettivo di potenza che contribuisce all’obiettivo nazionale al 2030, è un elemento essenziale, secondo l’associazione, è garantire un monitoraggio continuo e coordinato dello sviluppo degli iter autorizzativi, delle realizzazioni e delle connessioni, opere di rete incluse. In questo modo, le regioni potrebbero sia tenere traccia dei progressi compiuti rispetto agli obiettivi fissati sia per verificare l’efficacia dei provvedimenti regionali sulle aree idonee.
Ma non è tutto. Come anticipato, il 6 agosto 2024, il Consiglio dei Ministri, ha approvato il Testo Unico sulle Rinnovabili sulla base di una delega Parlamentare. Tale documento ha l’obiettivo di portare ad una semplificazione delle procedure e dare un ulteriore impulso al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del nostro Paese.
Tra le modifiche al decreto, figura l’introduzione di nuovi obblighi per gli interventi di rifacimento e potenziamento degli impianti rinnovabili localizzati su beni e in aree soggette a vincolo. Inoltre, sono introdutte sanzioni amministrative per gli impianti rinnovabili realizzati senza il rispetto della normativa.
Il testo approvato, però, secondo alcuni, rischia di essere un passo indietro rispetto alla situazione esistente e di compromettere il già debole processo di semplificazione amministrativa e di velocizzazione delle procedure per la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili. Lo sostiene l’ANEV, l’associazione di protezione ambientale che riunisce oltre 100 aziende rappresentanti il comparto eolico nazionale in Italia e all’estero.
Il testo infatti, sostiene l’associazione, ‘lascia dei dubbi rispetto all’efficacia delle soluzioni proposte e sulla formulazione dello stesso’. Non si comprende, infatti, il motivo per il quale alcune innovazioni ottenute negli ultimi anni che avevano dimostrato di funzionare siano state messe in discussione. Tra di esse, ad esempio, le procedure semplificate previste per alcuni interventi e tipologie di modifiche impiantistiche. Nel comunicato stampa, l’ANEV “auspica che il passaggio parlamentare contribuirà a risolvere queste criticità per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”. L’associazione ha fatto pervenire, infatti, un serie di segnalazioni che, ribadite nelle dovute interlocuzioni parlamentari, potrebbero portare ad un miglioramento del testo.
Noi ci auspichiamo che i suggerimenti delle Associazioni di settore, Italia Solare e ANEV, possano contribuire alla piena attuazione alla politica di decarbonizzazione che l’Italia sta perseguendo. Attenderemo gli sviluppi che arriveranno coi mesi autunnali.
Chiara Busto