Quando mi sono iscritta per l’anno 2024/2025 all’UTE di Trecate, il corso “ LE DONNE DELLA SCIENZA” mi ha da subito convinto. Devo però dire che nel mio percorso scolastico e anche dopo,  le materie scientifiche per me sono sempre state ostiche, infatti agli esami di maturità, la commissione mi assegnò matematica e la mia professoressa , allora in dolce attesa, per poco non partoriva con molto anticipo rispetto alla data prevista.

Anche il Curriculum di tutto rispetto della Docente, Ing. Chiara Busto, laureata con lode al Politecnico di Milano in Ingegneria Chimica e con una brillante carriera, mi ha invogliato ad ascoltare una donna, con solidi studi scientifici, parlare di donne scienziate.

 Delle prime e poche donne assegnatarie di premi Nobel per la scienza, la prima cosa che si nota, guardando le fotografie ufficiali,  se ritratte con i colleghi di lavoro, è che sono sempre sole in mezzo a tanti maschi. Donne sole, soprattutto nei periodi pioneristici per la scienza, dove di sicuro non c’era molto, tranne la convinzione che le donne dovevano restare a casa per badare a compiti più modesti.

 Solo la loro intelligenza, la forza di volontà e, in molti casi, le famiglie d’origine o il marito, perlopiù benestanti con buona cultura, hanno contribuito al raggiungimento dei loro obiettivi, non opponendosi agli studi   e permettendo la frequenza di ottime scuole.

Per Rosalind FranKlin è stato così : proveniva da una solida famiglia inglese di origini ebree, che le permise di frequentare le migliori scuole londinesi, visto anche i brillanti risultati che raggiungeva con molta facilità in tutte le discipline.

Nata a Londra nel 1920, laureata in chimica  a Cambridge, è stata una chimica, biochimica e cristallografa. A Parigi, dopo aver conseguito il dottorato, si occupò della tecnica della diffrazione ai raggi x cioè lo studio della struttura di molecole complesse.

 Le sue ricerche si estesero anche ai virus, al carbone ma soprattutto, nel 1951 riuscì a fotografare in modo straordinariamente definito, un cristallo di DNA dal quale è stato possibile dedurne la struttura anche se oggi, in tutti i libri di scuola si legge che la struttura del DNA è stata scoperta da Crick e Watson nel 1953, e che i due, grazie a questa scoperta di Rosalind, ricevettero il premio Nobel nel 1962, assieme a Wilkins.

Alla cerimonia del Nobel nessun   riferimento al lavoro straordinario di Rosalind, morta il 16 aprile 1958 a 37 anni per un cancro alle ovaie , probabilmente dovuto alla frequente esposizione ai raggi X.

E’ altresì vero che non si assegna un Nobel ad una defunta ma almeno doveva essere ricordato che solo con i presupposti scoperti da Rosalind  i tre sono arrivati alle  importanti conclusioni.

Nei successivi anni 50 e 60 Franklin è stata considerata emblema e vittima del maschilismo imperante mentre, successivamente nel periodo post femminista, è stata ridimensionata la versione di discriminazione in quanto donna ma piuttosto addossando la colpa alle sue origini borghesi e al suo cattivo carattere molto in contrasto soprattutto  con Maurice Wilkins che la considerò sempre una sua assistente e mai di pari grado. 

 Quando si lavora in equipe l’apporto di ogni singolo ricercatore può essere difficile da calcolare e pertanto dovrebbe essere riconosciuto il successo a tutti i componenti che hanno lavorato al progetto.

Detto ciò la convinzione che Rosalind sia stata vittima di maschilismo rimane, perché Lei è stata tutto ciò che per un uomo dei suoi tempi non poteva e  non doveva  essere e cioè : di carattere forte, intelligente, ambiziosa,  senza comportamenti ancillari nei confronti degli uomini, leziosa, carina.

Riporto di seguito letteralmente ciò che Watson, premio Nobel con Wilkins e Crick  scrive di Rosalind nella sua autobiografia “La doppia Elica” pubblicata nel 1968,  e poi decidete  cosa pensare.

“Watson fa riferimento a Rosalind chiamandola “Rosy” (un nomignolo che lei stessa non usava),

critica il modo in cui si vestiva e si truccava, e la definisce erroneamente come l’assistente di un altro scienziato. Alla Franklin vengono riservate inoltre parecchie critiche sul lato

umano: la terribile Rosy, l’intellettuale irascibile che avrebbe anche potuto apparire

graziosa se non avesse avuto l’autolesionistica abitudine di indossare brutti occhiali e

avesse saputo tenere in ordine i capelli.”

• Il riconoscimento del lavoro di Franklin fu reclamato dalla ricercatrice Anne Sayre,

sua amica, e dal movimento femminista.

• 1998, a 30 dalla sua morte: la foto della Franklin fu collocata accanto a quella dei

colleghi vincitori del Nobel alla National Portrait Gallery di Londra.

Buona vita Donne, io l’OTTO e …sempre.

E. Amendolara