Mercoledì 16 aprile a Torino presso il Centro Studi Sereno Regis, si è tenuto il Forum Energia Piemonte 2025. Organizzato da Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino e del Consiglio Regionale del Piemonte è un’iniziativa pensata come momento di incontro e confronto tra istituzioni, imprese, mondo dell’economia e della ricerca sui temi di sostenibilità energetica e produzione da fonti rinnovabili.

I temi all’ordine del giorno sono stati i grandi impianti a fonti rinnovabili per la transizione energetica, il monitoraggio delle emissioni di gas climalteranti, l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio e le politiche necessarie alla transizione energetica e alla lotta alle disuguaglianze sociali.

In tale occasione è stato presentato anche il dossier ‘Scacco Matto alle Rinnovabili’ prodotto da Legambiente che presenta il ruolo delle rinnovabili e delle Regioni nel raggiungimento degli obiettivi climatici.

Il rapporto evidenzia che le fonti rinnovabili continuano a crescere. E questo è un elemento certamente positivo. Purtroppo, però, rispetto agli obiettivi 2030, la crescita non è quella attesa. A fine 2024 le tecnologie pulite hanno raggiunto una potenza complessiva di 74 GW facendo registrare un aumento di 7.5 GW rispetto ai 66.8 GW del 2023. Parliamo di oltre 1.8 milioni di impianti a fonti rinnovabili, che nel 2024 hanno coperto il 41,1% del fabbisogno energetico del nostro Paese.

Di questi il 48,4%, pari a 37 GW, è rappresentato da impianti solari fotovoltaici, il 28% pari a 21.6 GW da impianti idroelettrici, il 17%, pari a 13 GW da eolico, seguiti dal 5% e 1% rispettivamente da bioenergie e geotermia.

Una crescita importante che, a fronte dell’obiettivo al 2030 di 80 GW stabilito dal Decreto Aree Idonee, mette in luce due aspetti importanti. Il primo è che l’Italia, grazie ai 7.5 GW realizzati nel 2024 non solo è in linea con quanto richiesto dal Decreto nazionale che, nel quadriennio 2021- 2024, chiedeva la realizzazione di almeno 16 GW ma addirittura registra un surplus di potenza pari a 1.6 GW. Il secondo aspetto è che l’installato, nello stesso quadriennio, rappresenta solo il 22,1% dell’obiettivo al 2030. La strada da percorrere per il nostro Paese nei prossimi 6 anni, quindi, è ancora lunga e necessita di una forte accelerata. Da qui al 2030, l’Italia, infatti, è chiamata a realizzare 62.3 GW pari a 10.4 GW/anno, e considerando quanto fatto negli ultimi 4 anni, rischia di raggiungere il proprio obiettivo in 14 anni, con ben 8 anni di ritardo.

Il rapporto evidenzia una situazione preoccupante non solo per i numeri ma anche per la situazione che si è venuta a creare in ambito normativo. Infatti, da una parte il Decreto Aree Idonee lascia alle Regioni molto margine di interpretazione e intervento, dall’altra il Decreto Agricoltura non distingue tra aree destinate all’agricoltura e quelle marginali e degradate. A ciò si aggiunge che il Testo Unico non unifica la complessa normativa in tema di rinnovabili, ma ‘scarica’ sui Comuni molti dei processi autorizzativi. Tutto ciò ha contribuito a creare una situazione confusa in cui Regioni e Comuni non seguono criteri e principi unificanti e che rischia di bloccare la realizzazione degli impianti. Emblematico il caso della Sardegna che ha vietato la realizzazione di impianti rinnovabili sul 99% del territorio con disposizioni in contrasto con la normativa statale ed europea in materia di energia, beni culturali e paesaggistici. Altro esempio significativo è la Toscana che arriva al divieto sul 70% del territorio. Due Regioni dove opposizioni tout court non sembrano lasciare spazio al dialogo e alla risoluzione di eventuali criticità presenti nei progetti presentati. Si aggiunga il fatto che diverse altre Regioni hanno dichiarato di voler seguire la strada di Sardegna e Toscana e porre limiti ostativi allo sviluppo di queste tecnologie.

Eppure, i 1729 progetti presentati dalle imprese attualmente in attesa di valutazione raccontano un potenziale importante e un grande fermento mettendo in evidenza che il nostro Paese avrebbe tutte le carte per raggiungere e superare gli obiettivi al 2030. Il report sottolinea poi l’importante lavoro fatto dalla Commissione tecnica PNRR-PNIEC del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che ha emesso 654 pareri totali per 18,7 GW di potenza complessiva, di cui l’80% positivi e, grazie al suo rafforzamento e alla crescente efficienza e rapidità nelle fasi di istruttoria e valutazione, ha permesso a novembre 2024 di emettere il triplo dei pareri rispetto a novembre 2023.

Il report sviluppa, poi, un’analisi che a fronte degli obiettivi al 2030 per ogni Regione tiene conto di quanto realizzato ad oggi e la strada da percorre nei prossimi sei anni. Il quadro che ne esce fuori è solo apparentemente positivo: solo 8 su 20 le Regioni risultano in linea o hanno superato gli obiettivi stabiliti al 2024 dal Decreto Aree Idonee e tutte le Regioni, ad esclusione del Lazio, rischiano di arrivare tardi al raggiungimento degli obiettivi del 2030.

Se analizziamo i dati della nostra regione, appuriamo che il Piemonte è tra le Regioni che registrano un andamento di installazioni superiore a quanto richiesto dagli obiettivi al 2024 dal Decreto Aree Idonee, con un surplus di installazioni di 311 MW. Un numero certamente importante, che porta al 28,2% la percentuale di sviluppo delle rinnovabili rispetto agli obiettivi regionali di installazioni per il 2030. Il Decreto Nazionale, infatti, indica per il Piemonte un obiettivo finale di 4.9 GW e la Regione tra il 2021 e il 2024 ne ha già realizzati ben 1.4 GW. Ma nonostante i dati positivi, le installazioni realizzate in Piemonte nel quadrienno 2021-2024, sono cresciute con una media di 352,2 MW annui che se mantenuta permetterebbe di raggiungere l’obiettivo in 10 anni, con un ritardo di 4 anni. Per questo, anche nel caso del Piemonte, è necessaria un’accelerazione che consenta di installare sul territorio almeno 597 MW di nuova potenza annualmente da qui al 2030.

In conclusione, il Piemonte ha l’opportunità di guidare la transizione energetica ma serve un cambio di narrazione ed un cambiamento culturale che guardi gli impianti rinnovabili come opportunità di investimento per i territori ed occasioni di generare benefici concreti per l’ambiente e per le persone.

Chiara Busto

 

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