La notizia ha ormai il crisma dell’ufficialità: il vecchio Novara calcio è fallito. Sepolti dalle carte bollate 115 anni di storia sportiva, e aggiungerei sociale, concernenti il territorio nel quale viviamo, che mi rimandano soprattutto ai racconti di mio padre, testimone oculare di un football antico e genuino. La sua memoria affonda le radici tra la fine degli anni Quaranta e il decennio Cinquanta, a quelle rombanti stagioni di Serie A e B disputate nell’impianto di via Alcarotti; un’autentica liturgia domenicale, che si dipanava fra un rapido pranzo e il viaggio in bicicletta da Trecate al capoluogo, con suo papà (mio nonno) e alcuni amici, oppure in treno durante i gelidi mesi invernali. L’allegra brigata si dirigeva quindi nella tribunetta in legno dietro la porta, lato cupola di San Gaudenzio, per incitare valorosi atleti come Corghi, Della Frera, De Togni, il trecatese Piero Pombia (detto la “freccia azzurra”) e naturalmente l’indomabile bomber Silvio Piola, al quale è dedicato l’attuale stadio in viale Kennedy. Una folla straboccante, quale cornice in particolare alle sfide con gli squadroni metropolitani, su tutti la Juventus di Boniperti e dei due danesi Hansen, il Milan del trio svedese Gre-No-Li, l’Inter di Nyers e Lorenzi, il Bologna di Pilmark e Jensen e il Grande Torino, che giocò a Novara qualche settimana prima della terrificante sciagura aerea di Superga, imponendosi per 2-0. Fotogrammi scoloriti dai decenni, mentre per quel che mi riguarda, nell’impianto intestato a Piola, a quel tempo svettante nella periferia cittadina, vidi per la primissima volta dal vivo i campioni da copertina, nell’estate del 1977. La classica amichevole precampionato, fra il crepuscolare Novara di Veschetti, Toschi, Lodetti e del presidente Tarantola, e la … Juve di Zoff, Scirea e Bettega; un “battesimo” quantomeno … anomalo, per me tifoso granata fino al midollo, ma comunque amante del pallone, tanto da presenziare anni dopo, con mio cugino, a un match contro la formazione di Platini e Boniek. Da quell’ indimenticabile agosto di quasi mezzo secolo fa, parecchie dirigenze si sono avvicendate al vertice della compagine azzurra, sino al crack per l’appunto ratificato dal tribunale competente; una fine tamponata e mitigata dalla nuova ragione sociale, per merito della quale è ancora possibile ascoltare l’inno “Va, Novara va!”, trasmesso a tutta forza dall’altoparlante, nei minuti antecedenti le partite casalinghe.
Germano Galli