Marco Paracchini è un creativo poliedrico e lo dimostra da ormai più di vent’anni. Ha scritto e diretto opere audiovisive per multinazionali, eventi, documentari e cortometraggi. Ha inoltre sposato cause no-profit aiutando e/o sostenendo realtà del terzo settore: negli ultimi anni ha realizzato diversi video dedicati al triste fenomeno del femminicidio.
E l’ingresso nell’editoria? Dal 2011 con una serie di libri, antologie e saggi che lo hanno portato sino al successo di “A Novara è tempo di morire” che è già pronto per una terza ristampa. Ma il processo della scrittura nasce già in tempi lontani con il premio Pupi Avati a Storie di Fine Millennio (Bologna 1999) e diversi premi in kermesse di cortometraggi tra il 2003 ed il 2012.
Prima del tuo ultimo libro “A Novara è tempo di morire”, per il Babi Editore hai scritto “Omicidio sotto la Cupola”, vuoi dirci di più?
L’incontro con l’editore è avvenuto per caso nel 2018, dopo qualche anno ci siamo ritrovati ed abbiamo scoperto di avere molti punti di vista simili, ed essendo loro una casa editrice seria e non a pagamento, ho deciso di cominciare quest’avventura con loro riproponendo un testo del 2015 ch’era stato distribuito solo a livello locale. Parlo di “La maglia è nostra e ve la prestiamo solo per giocare”, un giallo che era nato da nove tifosi del (fu) Novara Calcio 1908. Proposi a Enrico (l’editore) la stessa trama, ma con capitoli e battute riscritte in molte parti. Nonostante non fosse possibile fare presentazioni per via delle restrizioni covid, il romanzo ha venduto centinaia di copie nell’arco di poche settimane, superando di gran lunga le nostre previsioni.
Qual è il romanzo che ti ha portato meno soddisfazioni?
“Il mutilatore” (Golem Edizioni, 2020). L’ho scritto di getto nell’arco di tre mesi e, per evitare di scrivere castronerie, ho studiato quasi tutti i casi di serial killer giapponesi. Non ho dormito per alcune notti tanto erano atroci alcune situazioni. Penso sia il mio romanzo più maturo e completo, ma a quanto pare non ha riscosso il favore del pubblico forse perché ambientato in Giappone. Ha avuto recensioni positive dalle principali book blogger nazionali, ma non ha mai avuto nessuna presentazione e la spinta della casa editrice era legata solo ai social. E si sa, dopo un po’, se un libro non vende, si passa a pubblicizzare altro.
Personalmente ho trovato molto interessante la tua idea di ambientare alcuni romanzi a Novara. Come mai questa scelta?
“A Novara è tempo di morire” prende spunto da un mio cortometraggio realizzato nel 2002, ovviamente su carta ho potuto romanzare di più la vicenda inserendo scene d’azione molto più complesse. Debbo ringraziare le forze dell’ordine che mi hanno dato l’opportunità di scoprire una città molto ma molto diversa da come appare. Al di là del crimine di superficie, c’è un sottobosco di azioni illecite che fanno spavento. Da qui l’idea di creare qualcosa di solido, realistico, ma divertente: una forma di intrattenimento per tutti che donasse colore e spensieratezza nella città che molti vedono grigia, cupa e spoglia di qualsiasi cosa.
Parlando proprio di questo tuo ultimo libro, debbo dirti che ho trovato davvero curiosi i nomignoli da te usati e ti confesso che, ogni volta mi promettevo di leggere solo un paio di capitoli, poi faticavo a chiudere il libro. È un romanzo accattivante ed incalzante con un continuo pathos che ti porta sempre a voler scoprire di più. Nulla è scontato.
Mi fa piacere che tu lo abbia trovato incalzante e che i nomignoli siano stati apprezzati. Ho preso spunto, più o meno, dalla realtà. Non ho utilizzato nessun nomignolo dei veri criminali della Rizzottaglia e di Sant’Agabio degli anni ’80 e ’90, ma ho pensato fosse cosa buona e giusta dare ai personaggi dei nomi in codice diversi e, in qualche modo, territoriali.
Inoltre, sono molto interessanti, da novarese, i vari cenni storici, artistici e le curiosità della città in cui sono nata: vere chicche per chi, come me, non si stanca mai di conoscere il luogo che ama. A completare il tutto, i tuoi shorts pubblicati sui social hanno ingolosito ancora di più, stuzzicando la lettura.
L’idea di realizzare video brevissimi è nata per caso. La responsabile dei social della casa editrice mi aveva pregato di fotografare il libro nei luoghi segnalati nel romanzo, ma una volta fatti gli scatti, avevo capito che sarebbe stato meglio creare qualcosa di diverso e decisamente più interessante. Ho chiesto aiuto a un mio ex studente e ho realizzato, al volo e in un solo pomeriggio, tutte e sette le clip che ho messo sui miei canali social. Non ho avuto modo di organizzare i contenuti così come Matteo Ardizzone (lo studente/nda) non ha avuto modo di vedere a priori le zone poiché giungeva da Torino. È stata comunque un’avventura divertente. Se avessimo avuto più tempo, magari sarebbero potuti essere ancora più stuzzicanti! 🙂
L’ultima domanda che ti pongo è da “fan curiosona” quale sono. Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Certamente! Ho terminato un nuovo romanzo ambientato a Novara, ma proprio mentre scrivo ho già avuto un contatto da altre due case editrici. Vedremo se, quando e con chi uscirà. Poi ci sarà un saggio sull’audiovisivo e un futuro romanzo ambientato a Milano. Insomma, per me l’estate è stata bella, ma passata dinnanzi al pc a scrivere! 🙂
Ottimo lavoro. I libri di Paracchini sono particolari e ti lasciano sempre sul filo del rasoio. Non vedo l’ora di leggerlo