Cari lettori, partiamo da una premessa: io adoro il lago Maggiore, e quindi potrei non sembrarvi obiettivo. Un paradiso a neanche 50 km dalle nostre abitazioni, che si estende dalla scintillante e ridente Arona al Canton Ticino elvetico, con la modaiola e pulitissima Locarno quale epicentro, nonchè sede del notissimo Festival cinematografico; una distanza che si può percorrere anche con i mezzi di navigazione, inframezzata da altri luoghi incantevoli, come ad esempio il mistico eremo di Santa Caterina del Sasso, che si staglia a picco sulla sponda varesina, oppure l’elegantissima Stresa, un tempo sede del concorso di miss Italia. La tranquillità effusa dal lago si mischia ad eventi e sagre, senza dimenticare la possibilità di escursioni all’interno, come la visita alla colossale statua di San Carlone, oppure ai remoti paesini posti sulle alture circostanti; come accennato, è possibile accedere ai battelli preposti, scegliendo le mete più disparate lungo la costa piemontese o lombarda, o le gettonate isole borromee: Bella, Madre e Superiore, comunemente detta dei Pescatori.
Sommo cantore del Maggiore lo scrittore Piero Chiara, che ambientò nella natale Luino il romanzo “Il piatto piange”, il quale mette in luce un gruppo di goliardi durante il Ventennio, dediti a scherzi, partite a carte e incontri galanti, da cui la trasposizione cinematografica del 1974. In ambito di settima arte, il cremonese Ugo Tognazzi lo possiamo reputare il mattatore del lago, in quanto protagonista di “Venga a prendere il caffè da noi” (1970), regia di Alberto Lattuada e soggetto sempre di Chiara, dove interpreta uno e maturo scrupoloso impiegato ministeriale, Emerenziano Paronzini, che entra nelle grazie (a tutto tondo) delle tre sorelle Tettamanzi, facoltose ereditiere, guarda caso di Luino. Lo stesso Tognazzi diede poi vita all’indimenticabile Temistocle Mario Orimbelli, un brillante e lascivo uomo di mezza età nel secondo dopoguerra, fulcro de “La stanza del vescovo” (1977), diretto da Dino Risi; un individuo soggiogato dalla dispotica consorte Cleofe … Berlusconi (e non è uno scherzo), e voglioso di concupire l’affascinante cognata Matilde (Ornella Muti), ritenuta a torto vedova di guerra, all’interno di quegli intrecci familiari tipici della produzione letteraria di Piero Chiara. Peccaminose avventure sull’imbarcazione del giovane amico Marco (Patrick Deweare), la “Tinca”, che si muove leggiadra fra le due sponde lacustri, in opposizione alle reiterate liti con la moglie, nella stupefacente villa di lei, affacciata sul lago e non distante da Belgirate; dentro Villa Cleofe si trova anche la famigerata … stanza del vescovo, secondo la leggenda un teatro di sventure e lutti. In effetti la signora viene rinvenuta cadavere, e i sospetti cadono all’istante su Orimbelli; inchiodato dagli eventi, prima dell’arresto però s’impicca nella camera vescovile, mentre Matilde diviene l’unica proprietaria della magnifica dimora. Un film dai tratti noir, con impagabile cornice sua maestà il lago Maggiore, meritevole di essere visitato … e vissuto!!
Buon Lago a tutti! Germano Galli