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  • Ultima modifica dell'articolo:23/02/2025
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E’ un Sabato pomeriggio di Febbraio e, navigando in rete, su piattaforme e canali stranieri, alla ricerca di partite di Calcio, a qualunque latitudine ed in qualsiasi categoria, mi imbatto in un incontro di Terza Serie del Campionato Tedesco, 3.Liga, l’equivalente della nostra Serie C, trasmesso dal canale WDR Fernsehen.

In campo Rot Weiss Essen, in maglia rossa, squadra della  regione della Ruhr,ed Ingolstadt, in maglia bianca, squadra della Baviera. Ottima cornice di pubblico, in uno stadio bello, accogliente e moderno, coperto, con tutti i posti a sedere, ed un terreno, con manto erboso naturale, in ottime condizioni.  Il livello di gioco, pur trattandosi di un incontro di terza serie, appare discreto, con giocatori atleticamente dotati, sportivi e tecnicamente in grado di assicurare una partita coinvolgente.

A colpire la mia attenzione è la qualità delle immagini trasmesse, ed in particolare le riprese, dedicate anche al pubblico ed alle panchine. Grazie ad una di queste immagini mi si rivela qualcosa di particolare ed interessante. A bordocampo, al limite dell’area tecnica di una delle due panchine, noto una ragazza, che indossa una felpa, con il cappuccio, con i capelli raccolti dietro, con un codino. La vedo muoversi, dare indicazioni, sbracciarsi e persino fischiare con le dita, come mi è capitato molte volte di veder fare, in passato, ad un grande allenatore, Giovanni Trapattoni, per richiamare l’attenzione dei propri giocatori.

Capisco che si tratta dell’allenatore, anzi dell’allenatrice, la figura più importante e di riferimento della propria squadra, che sta perdendo per 2-0, l’Ingolstadt. Rimango impressionato dalla sua autorevolezza e dal rispetto dimostrato nei suoi confronti dai propri giocatori, dagli avversari e dagli arbitri, cui, a fine partita, andrà, molto civilmente, a fare le proprie rimostranze, per alcune decisioni non condivise.  

Si tratta di Sabrina Wittmann, nata a Ingolstadt, il 19 Luglio del 1991, prima allenatrice a guidare una squadra professionistica maschile in Germania, l’Ingolstadt, la squadra della propria città, con orgoglio ed ottime capacità, dopo avere svolto un’importante trafila come allenatrice nelle formazioni giovanili della stessa società, subentrando dal  maggio scorso(05 Giugno 2024 l’inizio ufficiale del contratto,per la precisione),ottenendo due vittorie e due pareggi e vincendo anche la Coppa Bavarese Regionale, qualificando  la propria squadra per la Coppa di Germania, in cui ha affrontato il Kaiserlautern, in casa, il 17 Agosto 2024, venendo sconfitta ed eliminata per 2-1.   

L’Ingolstadt, nonostante la sconfitta odierna, dopo 25 giornate, occupa il sesto posto in classifica, in 3.Liga, con 39 punti, frutto di 10 vittorie, 9 pareggi e 6 sconfitte, con 49 goal segnati e 38 subiti, con una media punti di 1,92.

In un mondo prettamente maschilista, come è il mondo del Calcio, la figura di Sabrina Wittmann si impone come allenatrice, con il suo 4-4-2, con la forza della semplicità e la determinazione di chi, con dedizione, passione e capacità fuori dal comune, ha saputo conquistare la fiducia della propria società, dei giocatori e dei tifosi, giungendo ad imporsi e realizzare i propri sogni.  La sua affermazione rappresenta un punto di svolta importante, un vero e proprio spartiacque, tra ciò che era prima e ciò che deve essere oggi il Calcio : uno Sport sempre più Universale ed Inclusivo, capace di abbattere tutte le barriere ed i pregiudizi , invitandoci ancora una volta a guardare il Mondo e la Vita senza preconcetti, concentrando la nostra mente ed il nostro cuore su quello che vediamo, sulle emozioni che proviamo, pensando a quanto viene fatto e a come viene fatto, guardando  esclusivamente al merito dell’altro, riconoscendone impegno, capacità, passione, valore e risultati.

Lunga vita a Sabrina Wittmann, a tutte le bambine, a tutte le ragazze e a tutte le donne che inseguono un sogno e che avranno il coraggio e la forza di inseguirlo e lottare per realizzarlo, perché, oltre ad essere l’Altra Metà del Cielo, sono anche l’Altra Metà del Calcio.

Federico La Capria

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