Un frullato d’emozioni queste Olimpiadi 2024, per quanto mi riguarda tutte decisamente gradevoli e coinvolgenti, e senza nessun retro-pensiero. La copertina di questo mio intervento, in sinergia ai validissimi colleghi che si occupano delle singole specialità, tocca naturalmente alla coppia dorata del tennis, alle “puffette terribili” Sara Errani e Jasmine Paolini (foto), che al super tie-break hanno sconfitto (10-7) le russe Andreeva e Shnaider, regalando il 7° oro (intanto mi dicono che siamo già arrivati a 9) all’Italia. Un trionfo implementato dal meraviglioso bronzo di Lorenzo Musetti, contro il canadese Auger Aliassime, che ha riportato i colori azzurri sul podio dopo un secolo (Parigi 1924 – Parigi 2024), fermo restando che per molti anni il tennis non era nel programma olimpico. A completamento del discorso, il successo in singolare del trentasettenne Nole Djokovic, su queste pagine definito un pò superficialmente … vecchia gloria; un duplice 7-6 per il non simpaticissimo serbo, nei confronti di Carlos Alcaraz, quale ulteriore sigillo a una carriera sensazionale.
Fuoriclasse di una disciplina seguitissima Djokovic, a differenza del windsurf, decisamente di nicchia, ma nelle condizioni di far risuonare l’inno di Mameli; artefice dell’impresa la cagliaritana Marta Maggetti, senza rivali nella classe IQ Foil, che dopo il tripudio ha dedicato la preziosissima medaglia a un monumento dello sport: Gigi Riva. Da Rombo di Tuono a qualche delusione dalla pista dell’atletica leggera; Marcell Jacobs, obiettivamente non troppo pronosticato alla vigilia, ha dovuto cedere lo scettro del 100 m all’americano Noah Lyles (foto), nonostante un validissimo 9 sec e 85 cent, traducibile in una 5° piazza prestigiosa. Sei centesimi più veloce Lyles, e tutti i finalisti sotto i 10 secondi: benvenuti nella fantascienza. Al contrario di Marcell, era molto quotato il pesista Leonardo Fabbri, pure lui 5° con 21.70 m, a oltre un metro dal vincitore Ryan Crouser, statunitense e per la terza volta consecutiva oro olimpico. Un’atletica selettiva ma pure democratica, senza allusioni a Kamala Harris, che ha gratificato con il massimo alloro due concorrenti di minuscoli Paesi: Julien Alfred nei 100 m, per Saint Lucia, e Thea Lafond nel triplo, per Dominica.
Ultimi e prodigiosi squilli dalle piscine, con il sempiterno Greg Paltrinieri per la terza edizione in sequenza sul podio, eguagliando Klaus DiBiasi, dopo il magnifico argento nei 1500 sl, la 5° medaglia complessiva. A proposito di longevità fra le corsie, che dire di Katie Ledecky, dopo un’altra doppietta aurea 800/1500, come Tokyo 2021, portando a 9 i suoi ori in carriera, sgorgati spesso da quegli 800 che incontrastata domina dal 2012 (come solo il connazionale Phelps), o della trentunenne svedese Sarah Sjostroem (foto), senza rivali nei 50 e 100 sl, dopo aver già vinto i 100 farfalla a Rio 2016. Fenomeni davvero senza tempo, sebbene il mio occhio di riguardo sia per l’australiana Mollie O’Callaghan, ventenne che si porta a casa 3 ori, 1 argento e 1 bronzo.
Restando a contatto con l’acqua, piazza d’onore nel doppio pesi leggeri del canottaggio, grazie a Stefano Oppo e Gabriel Soares, in abbinamento all’accesso all’Olimpo di Giovanni De Gennaro, davanti a tutti nella canoa K1 slalom. Per una grandiosa congiunzione astrale, De Giovanni è concittadino di Alice Bellandi (foto), entrambi residenti a Roncadelle (Bs), con lei campionessa nel judo 78 kg, dopo aver regolato l’israeliana Lanir; iconica l’immagine del bacio alla sua compagna, dopo la vittoria, bagnata dalle lacrime. Sugli altari il ciclista belga Remco Evenepoel, al vertice nella crono e nella classica prova su strada, e speriamo che dalla polvere mediatica possa rialzarsi la pugile algerina Imane Khelif, subissata da critiche idelogiche, benchè lo spirito olimpico sia ben altro, come quello dimostrato da Alice D’Amato (ginnastica) e dal tiro a volo, ma ne parleremo al prossimo appuntamento…