Le persone che mi conoscono piuttosto bene, sanno della mia passione per la Settima Arte, sfociata in docenze e una rubrica personale, su un noto bisettimanale cartaceo della zona. La magia del cinema si respirava a pieni polmoni pure a Trecate, almeno sino agli anni Novanta, quando i tre cinematografi cittadini attiravano parecchie persone, anche dai comuni limitrofi. I titoli di grande richiamo, come ad esempio ET o Non ci resta che piangere, sino al Marchese del Grillo o la saga di Rocky, per proseguire con altri successi degli ultimi decenni del secolo, erano appannagio del cinema Vittoria, quello “sul ponte” e gestito da Lorenzo Bagnati, che sul fine settimana allettava le famiglie e i giovincelli, mentre nel restante dei giorni le locandine erano assai esplicative, come del resto il VM18 esposto accanto a immagini censurate nei punti strategici.
Sotto i portici di piazza Cavour esisteva invece il cineteatro Comunale, dove accanto agli spettacoli live, venivano associate alcune pellicole accattivanti, in competizione con il limitrofo Vittoria, a parer mio il più gettonato della triade, anche perchè trasmetteva parecchie opere di recentissima fattura, in genere una settimana dopo l’uscita nelle sale di Novara. A compendio di quanto scritto, le autentiche code che si registravano, di norma per le due proiezioni del sabato sera, intorno alle 20 e alle 22 tradizionalmente, oppure alla domenica pomeriggio alle 14.30, quando torme di adolescenti (fra cui io) s’accalcavano sulle poltroncine del succitato Vittoria, in maniera non troppo composta.
La triangolazione delle bobine terminava all’oratorio maschile, geograficamente non distante sia dalla piazza che dal ponte di Busca, dove in cartellone comparivano solo opere moralmente irreprensibili; ricordo d’aver visto, con i miei genitori, un premiatissimo “polpettone” come Via col vento, o con amici qualche film con Bud Spencer e Terence Hill, o altre commedie senza eccessi. Al cinema oratoriano, alias Silvio Pellico (foto), ci portavano anche ai tempi delle scuole elementari/medie, quindi fine 70 e inizio 80, per gustarci (sic!) lungometraggi come Zanna Bianca, o perfino Il ragazzo selvaggio di Francois Truffaut, notissimo cineasta francese che a quell’età nessuno conosceva, ma tanto bastava per saltare un paio d’ore scolastiche.
A corollario, anche dei negozi del settore videomusicale, su tutti quello … itinerante di Donato, dal nome del titolare, che terminò il suo peregrinare in un locale quasi affacciato su piazza Dolce, e fino all’alba del Duemila rappresentava un’eccellenza in materia di dischi, videocassette e poi dvd. Il tramonto del Video Fantasy, credo si chiamasse così, costituì un passaggio se vogliamo epocale, in relazione all’impari lotta con tutto il comparto digitale, fruibile in rete. Specchio dei tempi potremmo dire, anche se, per chi è nato nei decenni 60/70/80 un pizzico di nostalgia affiora, in merito a quando il massimo della tecnologia era incarnato dal noleggio delle vhs h 24, direttamente dallo sportello esterno del negozio di Donato, modello bancomat!
