Una storia a lieto fine…

In un periodo sociale travagliato come l’attuale, le buone notizie emanano serenità e speranza. In merito a ciò conosciamo meglio la vicenda di Alessandra, una giovane donna che risiede in un comune nei pressi di Novara. Alla suddetta Alessandra, qualche anno fa, venne diagnosticata una forma tumorale maligna, a cui seguì un calvario fisico e psicologico. Fortunatamente, potendo avvalersi di una ricerca medica all’avanguardia, il terribile mostro è stato sconfitto; ma ora lasciamo la parola alla diretta interessata.

BUONA GIORNATA ALESSANDRA, E GRAZIE PER AVER ACCETTATO DI RACCONTARCI UN FATTO COSI’ PERSONALE. PARTIAMO DAL PRINCIPIO, OSSIA COME COMINCIO’ LA SPINOSA VICENDA?

La spinosa vicenda è cominciata già all’interno della mia famiglia; i miei nonni sono mancati piuttosto giovani, a causa di tumori non curati in tempo. In ragione di ciò, ho iniziato con scrupolosi controlli annuali, dato che la prevenzione non è mai troppa; esami del sangue, pap-test e altro, e nel 2015, durante una visita programmata, il ginecologo mi chiese di casi di cancro al seno fra i miei familiari, prescrivendomi un’ecografia e una mammografia. Quando vide gli esiti, affermò di non esser preoccupato dalla massa fibromatosa, ma di quanto potesse svilupparsi in futuro; in tal modo ho ripetuto questi esami, ma nel dicembre 2019 dovetti subire il primo intervento al seno, dopo che la biposia riscontrò un tumore maligno.

MOMENTI DURI IMMAGINO CE NE SIANO STATI. QUAL E’ STATO IL PEGGIORE, SE CE LO VUOL DIRE?

Il momento peggiore è stato come affrontare il travagliato percorso di fronte a mia figlia, per non spaventarla eccessivamente, e spiegarle la situazione clinica con parole adatte alla sua età: 10 anni.

IL SUO SPIRITO TENACE E L’OTTIMISMO CHE TRASPARE, PENSO SI SIANO RIVELATI FONDAMENTALI. EVIDENZIATO CIO’, INTENDE RINGRAZIARE QUALCUNO?

In queste situazioni il carattere è determinante; quando iniziai il percorso della chemioterapia, mi sentivo comunque forte di spirito e proiettata alla fine dei sei mesi, senza rendermi granchè conto di quanto stesse succedendo. Una condizione surreale, comunque sostenuta da un supporto psicologico, sempre per spiegare con semplicità a mia figlia l’evolversi dei fatti. Di certo vorrei rigraziare il reparto oncologico di Novara, in particolar modo l’infermiere Carmelo Arcifa, un … “raggio di sole”, e pure tutt’oggi lo chiamo così; grazie a lui mi sentivo coccolata e capita, tanto che quasi non mi accorgevo di cosa dovessi affrontare.

DALLA FOTO CHE CI HA GENTILMENTE CONCESSO, SI VEDE LA SUA SFILATA PER LA L.I.L.T.. A CHE LIVELLO E’ GIUNTA LA RICERCA ONCOLOGICA, E QUANTO CONTA SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA?

Il 18 giugno 2022 sfilai per la LILT, proprio per sensibilizzare le persone, sia uomini che donne, raccontando poi al microfono la mia esperienza. Spesso se ne sente solo parlare di cancro, ma penso sia fondamentale venire a contatto con chi l’ha vissuto in prima persona; nel mio caso in maniera positiva e con il sorriso, tanto che mia figlia mi chiedeva come facessi, nonostante le problematiche fisiche. Il sorriso mi ha davvero aiutato nell’evolversi delle situazioni, e tengo a evidenziare che questa malattia non deve spaventare, perchè si può sconfiggerla, trovando la forza dentro di noi. La ricerca oncologica, a parer mio, ha raggiunto livelli d’avanguardia, basti pensare che per ogni sintomo esiste un farmaco: impensabile fino a pochissimi anni fa.

PARTENDO DALLA SUA ESPERIENZA, RITIENE DI POTER FORNIRE DEI SUGGERIMENTI ALLE PERSONE MALATE DI CANCRO?

L’unico suggerimento che mi sento di fornire è di lottare incessantemente, perchè, anche se pare una frase fatta, la vita è bella e meravigliosa; assaporare ciò che ogni giorno ci offre, siano momenti piacevoli o no, partendo dallo svegliarsi alla mattina per vivere una nuova giornata.

A CONCLUSIONE DELL’INTERVISTA, DESIDERA AGGIUNGERE QUALCOSA?

Si desidererei dare un consiglio ai malati di cancro, e che stanno affrontando le chemio: non arrendetevi mai, e distraetevi con un hobby o un interesse particolare, in modo da non focalizzarsi sulle terapie, sui responsi medici e sul deperimento fisico. Io per esempio mi dilettavo nel cucire a macchina, un passatempo che mi rilassava e non mi faceva pensare. Per concludere, spero che questa mia testimonianza possa essere d’aiuto a qualcuno: ne sarei davvero felicissima.

Come detto, una storia a lieto fine quella narrata da Alessandra, e rinnovandole di nuovo i ringraziamenti per la cortese disponibilità, invitiamo tutti a non abbassare mai la guardia di fronte a questo nemico subdolo, ma NON invincibile.

Alessandra alla sfilata della L.I.L.T.

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