Presso il Museo di Storia Naturale Faraggiana Ferrandi di Novara è in corso la mostra di fotografie di Pietro Cirillo. Il titolo: Hiraeth è un inno alla nostalgia. Ricordi dal passato si intrecciano a momenti di sacralità e di magia di luoghi naturali. Il fotografo, fotoamatore presso la Società Fotografica Novarese, esplora con grande lucidità i luoghi del cuore del suo vissuto nelle campagne intorno al Sesia, Casalbeltrame, Gionzana, Biandrate, ma anche della vecchia Novara con la sua Bicocca in un periodo che spazia dagli anni Settanta fino ad oggi. Sono esposte un ottantina di fotografie tra bianco e nero e colore che si alternano in mezzo ad animali in tassidermia presenti nel Museo Faraggiana.
Un bel connubio che rende ancora più magiche le atmosfere create dal sapiente “occhio” di Pietro Cirillo. Ciò che colpisce subito è una grande cura del dettaglio, creata magistralmente con la sua scansione da negativo e stampa su carta da disegno, per “acquerello”. E’ un procedimento assolutamente personale che utilizza dal momento in cui la stampa tradizionale ha lasciato il posto alla stampa digitale. Dalla sua esperienza come quadrista presso il gruppo Radici Chimica di Novara, Cirillo ha sempre conservato la passione per la chimica, tanto da aver creato un nuovo metodo di stampa che gli permette di ottenere risultati duraturi nel tempo. Il percorso della mostra si snoda su due livelli: la sala principale e il ballatoio superiore. Al piano terra trovano posto immagini di architettura e paesaggio in bianco e nero, con grande attenzione per i dettagli, della luce a volte radente, a volte soffusa, quasi “vaporosa” che rende surreali dei luoghi di un passato che ha ancora tanta storia da raccontare.
Sono segni del tempo ma anche indizi di una natura benevola che ci “guarda”: in alcune fotografie di alberi infatti si notano particolari somatici che ricordano dei volti. Oppure troviamo statue di contadine che improvvisamente sembrano acquistare vitalità e passeggiare in mezzo ai prati. Questa è la bravura di un narratore che vede “cose che noi umani” non sapremmo cogliere, se non accompagnati per mano dalla sua voglia di far vivere ancora degli attimi che la fotografia può fermare nel tempo. Salendo lungo il ballatoio all’improvviso compare il colore, campagne “acquerellate” con tonalità delicate si alternano a scorci di architetture come “rovine di un Gran Tour” di certi artisti dell’Ottocento immortalate in taccuini da viaggio. La mostra è visitabile fino al 10 aprile al Museo di Storia Naturale Faraggiana Ferrandi in via Gaudenzio Ferrari 13 a Novara.