Il 9 ottobre del 2022 un cedimento dei piloni di sostegno rendeva inagibile il cavalcavia XXV Aprile di Novara, tuttora oggetto di lavori di ripristino e dunque non disponibile per i cittadini.
L’incidente, ha messo in luce ancora una volta la criticità maggiore della viabilità del capoluogo di provincia, ossia la divisione netta della città in due sezioni, quella a Nord ed a Sud della linea ferroviaria Milano Torino (peraltro anche le altre linee costituiscono un problema, dovuto alla collocazione della stazione ferroviaria di Novara al centro del tessuto urbano, come la linea che collega Novara al Sempione, a Biella o a Genova).
I varchi da una zona sono pochi, costituiti da cavalcavia oggi perlopiù vecchi ed inadeguati (ad esempio quelli di Corso della Vittoria o di Sant’Agabio); dai pochisottopassi o da passaggi a livello dai tempi dilatati ed assolutamente imprevedibili (in particolare quello di Corso Marconi ma non solo).
Insomma una città divisa, con la linea ferroviaria che costituisce una barriera fisica, psicologia e relazionale difficilmente superabile soprattutto nelle ore di punta, una specie di “muro di Berlino”.
L’attuale stazione di Novara fu inaugurata quasi 170 anni fa, nel luglio del 1854, come completamento della linea Alessandria Novara. Oggi la stazione si trova lungo la linea Torino Milano.
Da Novara si diramano le linee per Arona, Biella, Domodossola ed Alessandra (mentre la linea per Luino è oggi sospesa, come pure quella di Varallo Sesia per il traffico commerciale).
Quando fu progettata si trovava al di fuori delle “mura cittadine”, ma oggi è collocata in zona centrale e costituisce da tempo un problema che non è stato mai affrontato in modo organico, strutturato e soprattutto lungimirante dalle tante amministrazioni comunali che si sono succedute in tutti questi lunghi decenni: spostamento in periferia, stazione sotterranea, nuovi cavalcavia e sottopassi ecc.
Il problema è noto da tempo immemorabile, se si pensa che già all’inizio del secolo scorso si era progettato un suo spostamento; oggi sono sul tavolo progetti di bretelle del servizio merci, stazioni intermedie per l’alta velocità (che probabilmente non si realizzerà mai), ma un progetto credibile e concreto per liberare Novara dal muro che la divide non ci risulta sia all’ordine del giorno.
Novara dispone oggi di sei stazioni (intese come luoghi di stazionamento dei convogli) oltre al Cim.
La stazione centrale di Novara, la stazione Nord, la stazione di Vignale, la stazione di Ponzana e la stazione di Agognate (sostanzialmente al servizio di Amazon) e la stazione merci.
Una città piena di stazioni, binari e poli logistici. La Svizzera aveva già compreso negli anni cinquanta e sessanta l’importanza strategica della nostra città finanziando (a sue spese!!!) l’elettrificazione della linea Alessandria Novara e poi Novara Domodossola, valutando Novara come polo fondamentale sulla linea Genova Sempione verso il Centro Europa e la linea Milano Torino verso la Francia.
Tante stazioni e nessuna soluzione proponibile per i cittadini di Novara “bloccati tra i binari”; tra poco riaprirà il cavalcavia XXV aprile e l’emergenza sarà temporaneamente risolta, ma il problema di fondo resta, in attesa che un giorno i novaresi riescano a pensare al futuro finalmente in modo creativo e strategico.